«INTERMISSION»

DI FRANCESCO MININNIC’è commedia e commedia. Quelle americane, ad esempio, servono a rassicurare e ad illudere. Quelle italiane possono anche mettere in piazza il malcostume nazionale, quando non virano decisamente verso il demenziale. Quelle francesi, più o meno sorridenti, mettono in scena la guerra tra sessi. Quelle irlandesi, invece, traendo spunto dalla realtà di un paese alla disperata ricerca di un equilibrio, non possono che rappresentare la confusione, il malessere, l’incertezza, la perdita di punti di riferimento e, in extremis, la speranza. Così è «Intermission» di John Crowley che, sfruttando la struttura corale e concentrica cara a Robert Altman, racconta storie dalle quali si dovrebbe poter misurare la temperatura di un paese intero.

A ben guardare, non c’è un personaggio che non abbia problemi. Ci sono sbandati, delinquenti di mezza tacca che sognano il colpo grosso, un poliziotto dai metodi molto sbrigativi, una donna di mezz’età in crisi sentimentale, un uomo (il marito della precedente) alla ricerca dell’avventura con la ragazza più giovane, un giornalista televisivo che vorrebbe riprendere la vita vera, una ragazza afflitta dal problema dei baffi e via discorrendo. Ma soprattutto c’è un bambino che viaggia in bicicletta e si diverte a tirare sassi ai vetri delle autovetture in transito…

Questa è l’Irlanda, una terra dilaniata dai conflitti politici e religiosi che fatalmente riflette tutto questo sulla gente che abita (più che altro) i cosiddetti quartieri popolari. Partendo da questo presupposto John Crowley costruisce un film complesso e composito che, dopo una prima parte irritante che insinua il sospetto di una rappresentazione trash fine a se stessa, riesce ad aggiustare il tiro e a far capire quali siano le sue reali intenzioni. Ovverosia l’immagine di un paese e di un popolo fuori rotta che, nonostante tutte le durezze quotidiane, potrebbe anche trovare la forza di andare avanti senza lasciarsi andare all’anarchia.

È evidente che non tutto il materiale di «Intermission» può essere considerato di prima mano. Anzi, il tipo di rappresentazione popolare e sanguigna, fracassona e iperrealistica, ricorda a più riprese certe opere di Stephen Frears («The Snapper») e persino di Alan Parker («The Commitments»), con la tacita intesa che, a scadenze regolari, il film-documento si fa da parte per lasciare il posto al folklore di strada. Ha un senso, così, tra attori anche noti ma non di cassetta come Colm Meaney e Cillian Murphy, la presenza di un neo-divo come Colin Farrell. Insomma, «Intermission» si divide tra pagine di una certa intensità e strizzate d’occhio al grande pubblico. Evidentemente anche John Crowley, proprio come l’Irlanda, è alla ricerca di un equilibrio.

INTERMISSION (Id.) di John Crowley. Con Cillian Murphy, Kelly McDonald, Colin Farrell, Colm Meaney. IRLANDA/GB 2003; Commedia; Colore