Il sospetto

Thomas Vinterberg, danese, è con Lars von Trier uno dei fondatori di Dogma, il movimento che sostenendo punti fermi quali la macchina a mano e l’illuminazione naturale mirava a sconvolgere i canoni ordinari del cinema tradizionale. Adesso sia von Trier che Vinterberg non sembrano più così ossessivamente legati a quei principi, che a ben guardare erano altrettanto limitanti e rischiavano un’omologazione che rischiava di annullare lo stile. E così, mentre von Trier continua a provocare con altri mezzi, Vinterberg rientra nell’alveo di un cinema tecnicamente più tradizionale e si occupa prima di cosa raccontare e poi di come raccontarlo. Così nasce «Il sospetto», un brutto titolo rispetto all’originale «Jagten» che vuol dire «La caccia».

E, per quanto l’argomento affrontato non sia cinematograficamente nuovo («La calunnia», opera di William Wyler del 1936 che lo stesso regista rifece nel 1961 come «Quelle due») e occupi quasi quotidianamente le colonne di cronaca dei quotidiani, il risultato è intenso, coinvolgente, altamente problematico e, per come è condotto e risolto, drammaticamente e psicologicamente impeccabile.

Lucas lavora in un asilo, dove ha un ottimo rapporto con tutti i bambini e con i colleghi. È separato, ha un figlio che vorrebbe vedere più di quanto l’ex-moglie gli permetta, inizia una relazione con una collega single: è una persona tormentata ma tranquilla. Almeno fino al giorno in cui la piccola Klara, figlia del suo migliore amico, lo accusa parlando con la direttrice di aver fatto cose che un adulto non dovrebbe fare con un bambino. Partendo dal presupposto che i bambini non mentono mai su certi argomenti, la cosa diviene rapidamente ufficiale. Lucas è licenziato, diventa ufficialmente un mostro depravato, non ha più amici, perde anche la donna che ha manifestato qualche dubbio. A lungo andare gli rimangono vicini solo il figlio Marcus e un amico che crede in lui. Potrebbe non bastare per mantenere forza d’animo e integrità mentale.

«Il sospetto», come dicevamo, è un titolo improprio. Nessun sospetto sfiora gli accusatori di Lucas: per loro esiste soltanto la certezza di una colpevolezza infamante. E dunque «La caccia», che fa riferimento sia a uno degli sport nazionali danesi sia al fatto che l’uomo sia braccato da tutti come un animale, avrebbe avuto un senso più preciso. Bisogna dire che la necessità di sintetizzare nell’arco di un film una vicenda tanto complessa ha portato Vinterberg a commettere qualche errore di procedimento: ad esempio il fatto che Klara metabolizzi all’istante una battutaccia del fratello e la riferisca alla direttrice applicandola a Lucas sa tanto di espediente drammaturgico per innescare il meccanismo susseguente, così come qualche passaggio troppo frettoloso per arrivare a una apparente conclusione di riconciliazione.

Ma il messaggio forte e chiaro che la calunnia, da qualunque parte venga, è fra tutte le accuse la più difficile dalla quale difendersi, secondo noi basta e avanza per giustificare qualche accelerazione di troppo. Senza contare due elementi che fanno pendere la bilancia abbondantemente dalla parte del segno positivo: da una parte l’interpretazione di Mads Mikkelsen (già sacerdote problematico in «Le mele di Adamo» e gelido cattivo in «Casinò Royale»), che riesce a interiorizzare con esiti quasi sconvolgenti la progressiva discesa di Lucas verso una solitudine apparentemente irreversibile, dall’altra un finale veramente perfetto nel quale in un quadro di apparente serenità si inserisce bruscamente un evento che fa capire a tutti (a Lucas, agli amici e anche a noi) che da certe accuse non si esce mai veramente, almeno non come lavarsi le mani e cancellare ogni traccia di sporco.

Qui «Il sospetto» getta una luce molto realistica sull’evento esulando sia dal problema della pedofilia che da quello della colpevolezza o dell’innocenza: la verità è che quando qualcosa è accaduto un innocente accusato può difendersi, ma quando non esiste il fatto difendersi diventa praticamente una missione impossibile.

IL SOSPETTO (Jagten)di Thomas Vinterberg. Con Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Annida  Wedderkopp, Susse Wold, Lasse Fogelstrøm. DANIMARCA 2012; Drammatico; Colore