Il ragazzo invisibile – seconda generazione

Afferma Gabriele Salvatores di essersi cimentato nel fantastico simbolico de Il ragazzo invisibile attratto dall’assenza dei super poteri nel cinema italiano, quasi a voler intaccare la supremazia assoluta del cinema americano in materia. E va bene. Ne discende di conseguenza che un film solo non basta, perché i super poteri esigono la composizione di una saga. E va bene. Pertanto è perfettamente logico che adesso Salvatores realizzi Il ragazzo invisibile – Seconda generazione e lasci la porta spalancata a un terzo episodio, che potrebbe essere il conclusivo.

Va tutto bene, in linea teorica. Addirittura, ci piace l’idea di un quasi supereroe nato e cresciuto a Trieste che scopre di avere il dono dell’invisibilità e anche un potere più grande e distruttivo. Quel che ci piace meno è la precisa sensazione che in questi film, di palese derivazione americana (prima Spider-Man, ora X-Men), Salvatores abbia trovato una specie di nascondiglio nel quale occultare le proprie caratteristiche personali alla ricerca del consenso del pubblico, che ha avuto. Magari lui pensava di poter affrontare l’argomento piegandolo alle proprie specifiche, mentre a noi sembra che sia accaduto il contrario. I due film su Michele Silenzi sono vedibili, ben girati, efficaci (soprattutto il secondo) negli effetti speciali, con quel tanto di italiano che impedisce loro di diventare un semplice clone degli originali. Ma in entrambi è veramente difficile riconoscere il Salvatores che conosciamo e che spesso ci piace. Appunto, si nasconde.

Dunque, Michele Silenzi ha preso atto dei propri poteri e cerca un equilibrio difficile tra normalità e vita da eroe. Molto provato dalla morte della madre Giovanna, ha la sorpresa di imbattersi in Natasha, capace di generare il fuoco, e in Yelena, che come lui sa rendersi invisibile. La prima è sua sorella, la seconda sua madre. Mentre continua a chiedersi dove sia finito suo padre Andreij, Michele accetta di aiutare Yelena a sconvolgere i piani del miliardario Zavarov, che vorrebbe impadronirsi del mercato energetico mondiale. In realtà non ci metterà molto a scoprire che l’intento di Yelena è diverso: scatenare una vera e propria guerra contro i «normali» e portare i diversi al potere. E questo a Michele non sta bene.

In realtà l’unica caratteristica rintracciabile del Salvatores erede del neorealismo e della commedia all’italiana sta nella difficoltà di organizzare un nucleo familiare sereno e tradizionale. La scoperta di Michele della sua vera famiglia equivale automaticamente a una serie di traumi successivi che gli rendono veramente difficile prendere una posizione. Poi, naturalmente, deciderà secondo coscienza.

La differenza fondamentale tra Il ragazzo invisibile – Seconda generazione e X-Men sta nel fatto che i mutanti, là perseguitati e quasi costretti alla reazione, qui sono poco benevoli e da subito si dimostrano ben disposti alla lotta armata. Il risultato è un prodotto godibile ma stilisticamente anomalo: non proprio un film di supereroi ma neanche un film di gente comune (che è quella che Salvatores abitualmente preferisce). Lo si guarda come un film d’azione con effetti speciali e qualche retrogusto morale, tutt’al più si può riflettere (ma l’abbiamo già fatto) sulla responsabilità che deriva dal possesso di poteri particolari, ma non si esce mai dal terreno del già visto e rivisto. Così resta il tempo per annotare qualche difetto di recitazione, qualche problema di look (specificamente riferito al parrucchiere di Ludovico Girardello) e, in positivo, un tentativo talvolta solo apparente di liberarsi dallo strapotere statunitense. Al di là del successo di pubblico, pensiamo proprio che Gabriele Salvatores sarà ricordato per altri film magari anarcoidi e scorbutici ma di gran lunga più personali di questo.

IL RAGAZZO INVISIBILE – SECONDA GENERAZIONE di Gabriele Salvatores. Con Ludovico Girardello, Ksenia Rappoport, Galatea Bellugi, Ivan Franek. ITALIA 2017; Fantastico; Colore.