Il film: “Una spiegazione per tutto”, un popolo chiamato all’esame di maturità
Il film getta uno sguardo impietoso, attento e mai banale, sull’Ungheria di Orbán, tra buoni e cattivi, tra patrioti e traditori
Con Una spiegazione per tutto, il regista ungherese Gábor Reisz è giunto al suo terzo lungometraggio. Il film, nella sua veste originaria di 151 minuti, si è aggiudicato il riconoscimento della giuria al Festival di Venezia del 2023 nella sezione Orizzonti mentre la versione che circola nelle sale cinematografiche è stata accorciata di quasi mezz’ora. La pellicola prende le mosse da un pretesto, un banale dettaglio narrativo, per presentare un impietoso spaccato sulle contraddizioni e i conflitti che caratterizzano una “guerra civile delle ideologie” che si combatte nell’Ungheria di questo scorcio di secolo.
Abel è un ragazzo di 19 anni, piuttosto mite e apatico. Della voglia di studiare non se ne parla proprio mentre i suoi pensieri sono tutti concentrati sulla compagna di classe Janka, a sua volta innamorata del professore di storia Jakab. L’evento, che innesca la serie degli accadimenti narrati nella pellicola, va in scena la mattina del colloquio orale dell’esame di fine corso quando, uno svogliato e indolente Abel indossa, spillata sulla giacca, la coccarda tricolore appuntata, e mai tolta, il precedente 15 marzo (“Giorno della memoria” della rivoluzione del 1848). Artefice di una colossale scena muta, per difendere la sua incapacità, il ragazzo, deciso anche a vendicare il suo amore non corrisposto da Janka, racconta al padre di essere stato bocciato dal professore Jakab proprio perché indisposto dalla spilla: un’enorme bugia che forse un padre attento avrebbe afferrato al volo.
A far precipitare la situazione contribuisce anche un particolare di non poco conto: Jakab è un uomo di sinistra che non approva i metodi del governo ungherese e del suo leader Orbán; il padre di Abel è decisamente filogovernativo e intollerante nei confronti del dissenso. Un giornale vicino al potere farà il resto, montando un caso politico nazionale (ragazzo bocciato per una spilla!), che contribuirà esclusivamente a schiacciare ancor di più Abel verso quelle responsabilità scolastiche e sociali che non è assolutamente in grado di sopportare. La scena centrale e fondamentale del film è rappresentata dal confronto tra il padre e il professore. Il primo è un sessantenne vicino al partito Fidesz, il secondo un uomo con vent’anni di meno sulle spalle, studioso della rivoluzione del 1956 e intollerante verso le faziose ricostruzioni dei sopravvissuti.
Posti l’uno di fronte all’altro, nel corso della loro sanguigna discussione il piano della rappresentazione si sposta dalla quotidianità domestica all’emergenza nazionale, facendo emergere tutte quelle insanabili divergenze che stanno caratterizzando la società ungherese. Un popolo sicuramente esasperato dal vedere una frattura profonda tra chi ha sposato l’ideologia dell’orgoglio nazionalista basato sull’ordine e il rigore e chi si batte incessantemente per abbracciare la strada dell’accoglienza verso chi fugge da guerre e immani devastazioni.
E se per il padre di Abel ci sono soltanto patrioti (come lui) e traditori (come Jakab), per il professore c’è anche una terza categoria di ungheresi, forse la più consistente, che si merita soltanto di essere identificata con un sibillino e offensivo epiteto. Nel frattempo, concluso l’anno scolastico, promossi o bocciati, i ragazzi coetanei di Abel, in attesa che gli adulti aspri e litigiosi si decidano ad ascoltarli, desiderano soltanto trascorrere l’estate a tuffarsi in piscina o a saltare sulle onde del mare. Per il momento l’acqua rappresenta per loro l’unico luogo sicuro dove sfuggire ad una terra sempre più ostile.
UNA SPIEGAZIONE PER TUTTO [Magyarázat mindenre] di Gábor Reisz. Con Gáspár Adonyi-Walsh, István Znamenák, András Rusznák, Rebeka Hatházi, Eliza Sodró
Produzione: Proton Cinema, MPhilms Ltd.; Distribuzione: Arthouse di I Wonder Pictures; Ungheria, Slovacchia, 2023
Drammatico; Colore
Durata: 128 min (151 min versione integrale)