Il film: “Oppenheimer”, la responsabilità di aver cambiato la storia
Arrivato sui nostri schermi l’atteso film di Christopher Nolan, un’indagine storica, scientifica e morale sul novello Prometeo
La didascalia iniziale è programmatica: si cita il mito di Prometeo, colui che ruba il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini. Per punizione verrà legato a una roccia e seviziato da un’aquila per l’eternità. È vero che senza quella trasgressione l’umanità non avrebbe progredito, ma è anche vero che il fuoco, oltre a dar luce e calore, è servito come arma di distruzione, per cui chi ne è stato l’artefice deve sopportare una perpetua condanna, un rovello fisico che potrebbe anche essere un enorme senso di colpa. Fuor di metafora, è ciò che accade al protagonista di questo film, fisico geniale, capace di aggregare attorno a sé le maggiori menti del suo tempo nel campo della ricerca intorno (e dentro) l’atomo, abile gestore delle risorse finanziarie e militari messegli a disposizione dal governo americano, ma padre putativo della bomba atomica, strumento tanto affascinante dal punto di vista scientifico quanto distruttivo e minaccioso per il secolo XX – e come sappiamo anche per i giorni nostri.
Secondo lo stile tipico di Christopher Nolan, il racconto si dispiega su vari livelli temporali, mescolati: da quando Robert Oppenheimer è ancora uno studente a quando è impegnato nel “Progetto Manhattan”, da quando gode della popolarità che gli viene dall’aver fatto finire la guerra alle persecuzioni maccartiste nel periodo della guerra fredda in cui viene accusato di simpatie comuniste. Il film è un enorme puzzle che trova la sua fisionomia man mano che lo si compone: nella prima parte risulta un po’ spiazzante per chi non mastichi di fisica quantistica l’assistere a una serie di micro sequenze in cui si discute di questioni scientifiche; nella seconda la personalità del personaggio si articola di più, con tutte le sue contraddizioni: uomo ambizioso, scaltro, visionario, pericoloso, affascinante, ovviamente intelligente ma votato a un’auto immolazione che sa di penitenza.
Al netto dei limiti congeniti dei film basati su personaggi realmente esistiti (cioè il rischio di basarsi su una ricostruzione narrativa per dare un giudizio sulla realtà dei fatti e dei sentimenti), va detto che l’insieme è sufficientemente complesso così come è complessa la materia di cui si tratta. Pur senza avere quella finalità, si ha la percezione del film-inchiesta, alla Oliver Stone; ma non mancano – e hanno il loro fascino cinematografico – i momenti introspettivi e visionari in cui noi percepiamo il tormento interiore di Oppenheimer quando vede nella gente intorno a sé gli effetti che ricadranno sugli abitanti di Hiroshima e Nagasaki; quando percettivamente separa i rumori, escludendo il boato dell’esplosione dal resto del normale brusio della vita; quando ha improvvisi lampi mentali che lo proiettano lontano dalla meschinità quotidiana verso i misteri della materia.
Durante gli interrogatori a cui è sottoposto, gli viene chiesto spesso se ha o se ha avuto dubbi circa la sua responsabilità morale in merito alle scoperte che ha fatto: è la questione più difficile da affrontare, tra domande d’ufficio e risposte di circostanza. Ci vengono in mente i versi di Stefano Massini che riconducono la questione a un livello biblico: «Sarà che Oppenheimer / ormai ogni notte / sogna il profeta Ezechiele / sogna la grande valle piena di ossa secche / su cui lui cammina / ma se Ezechiele, nel suo Libro / vedeva le ossa rinascere / nel suo sogno Oppenheimer / grida alle ossa di resuscitare / glielo grida fino a perdere la voce, disperato / ma le ossa non lo sentono / la valle resta morta, muta / lui ci cammina nel mezzo / e le ossa sgretolandosi si fanno in cenere / a perdita d’occhio».
Oppenheimer
Regia e sceneggiatura: Christopher Nolan; soggetto: dal libro di Kai Bird e Martin J. Sherwin; fotografia (colore e b/n): Hoyte van Hoytema; montaggio: Jennifer Lame; musiche: Ludwig Göransson; interpreti: Cillian Murphy, Emily Blunt, Matt Damon, Robert Downey Jr., Kenneth Branagh, Tom Conti, Matthew Modine, Gary Oldman; origine: Usa/GB 2023; formato 2,20:1; durata: 180 min.