Il film: “La nostra storia”, un eroe silenzioso nell’oblio dell’umanità
Il primo è una lista di persone minacciate dai fascisti, nella quale figura anche il nome del padre, l’altro contiene una poesia, L’oblio che saremo, attribuita a Jorge Luis Borges. Hèctor farà incidere il sonetto sulla tomba del padre e darà questo stesso titolo al libro nel quale racconterà la vita di quell’uomo ammazzato senza pietà e del suo amore di figlio riconoscente. Fernando Trueba ha portato sullo schermo questa toccante storia familiare nell’omonima pellicola El olvido que seremos, da noi La nostra storia. La vicenda, se si eccettua una sequenza ambientata a Torino dove il futuro scrittore si trova per studiare i classici (con tanto di serata al cinema dove proiettano Scarface di De Palma), si svolge a Medellin, la base dei narcotrafficanti più potenti del mondo.
Il regista spagnolo ha scelto un registro narrativo di netta cesura stilistica per mostrarci le due epoche raccontate: colori caldi, vividi, come verde, giallo e marrone (grazie alla fotografia di Sergio Iván Castaño) per rappresentare il 1971, periodo in cui la numerosa famiglia vive momenti concitati, ma anche di grande spensieratezza; bianco e nero elegante ma lugubre (come non pensare al meraviglioso Roma di Cuarón) per gli anni Ottanta, segnati a livello sociale dalle stragi di giornalisti e di uomini politici, e a livello familiare dalla paura, dai lutti, dalla fine dell’innocenza. Perché La nostra storia è soprattutto un racconto di formazione che passa attraverso l’intenso rapporto tra padre e figlio.
Due anime gentili che amano Morte a Venezia di Visconti e che pensano come, in fondo, “l’unica cosa che cerchiamo è la bellezza”. Da una parte, un genitore (Javier Cámara, attore prediletto da Almodovar, meravigliosamente antidivo con la sua vistosa calvizie, il fisico imbolsito e il volto da perdente) e dall’altra un ragazzo (Nicolas Reyes Cano e Juan Pablo Urrego da grande) legati indissolubilmente dal rispetto nei confronti del prossimo che, nella capitale colombiana, si concretizza nell’impegno civile verso gli abitanti delle zone più povere della città dove le condizioni igieniche sono da sempre insopportabili. Un rispetto dimostrato anche nei confronti dell’universo femminile, rappresentato in famiglia da una moglie/madre, dalle sorelle/figlie e da una suora. Tanto che, la scomparsa di una di queste figure allontanerà per sempre il vecchio professore dagli affetti familiari, stanco di aver voglia di vivere, per condurlo, infine, alla decisione di immergersi in un impegno politico suicida. Con l’intima speranza, neanche tanto nascosta, di essere poi presto dimenticato da tutti.
“Noi siamo già l’oblio che saremo / la polvere elementare che ci ignora / che fu del rosso Adamo, che è ora / tutti gli uomini, e che non vedremo. / Siamo già nella tomba le due date / del principio e la fine, la cassa, / l’oscena corruzione e il sudario, / le nenie della morte e i suoi rituali. / Non sono l’insensato che s’aggrappa / al magico suono del suo nome; / penso con speranza a quell’uomo / che non saprà chi fui su questa terra. / Sotto l’indifferente blu del cielo / questa conversazione è un sollievo”. Sarà Héctor Abad jr. a restituire eterna memoria a questo eroe silenzioso, senza macchia.
LA NOSTRA STORIA di Fernando Trueba. Con Javier Cámara, Nicolas Reyes Cano, Juan Pablo Urrego, Patricia Tamayo, Maria Tereza Barreto.
Produzione: Caracol Televisión, Dago García Producciones; Colombia, 2020
Drammatico; Colore, B/N
Durata 2h 16 min