Il film: “La conversazione”, torna in sala il capolavoro di F.F. Coppola

La recente scomparsa, tra abbandono e degrado, del grande Gene Hackman (1930-2025) rende ancora più commovente la visione di questo capolavoro, Palma d'oro a Cannes nel 1974

«Senti: se c’è una cosa che ho imparato in questo mestiere è che non so niente della natura umana, non so nemmeno cos’è la curiosità…»: è ciò che afferma Harry Caul, irritato, a un suo assistente ficcanaso che lo interrompe sul lavoro. Harry è il miglior intercettatore sulla piazza, pagato per registrare di nascosto i dialoghi degli altri e fornire il tutto a clienti danarosi. Il suo servizio finisce lì: che cosa ne facciano dei nastri non è affar suo. Lui torna all’anonimità, alla vita solitaria, protetta, metodica. È per questo che è il migliore: nessun coinvolgimento emotivo, nessun interesse. Finché un giorno finisce per prestare attenzione a ciò che dicono i due amanti che ha registrato di nascosto per conto di un misterioso “direttore” di un’altrettanto misteriosa società, e si convince che i due siano in pericolo di vita. Contemporaneamente si accorge che pure lui può essere spiato: la donna con cui ha una relazione gli confida di averlo osservato segretamente; uno scagnozzo del “direttore” lo pedina e lo minaccia; nell’unico momento in cui si abbandona a una confidenza personale, scopre che, per gioco, è stato registrato da un suo collega e le sue confessioni sono diventate pubbliche. Qualcosa si è incrinato in lui e la realtà si rivela diversa da come gli appariva prima.

Il film è uno dei più personali di Francis Ford Coppola, realizzato in piena libertà creativa grazie al successo che il regista aveva ottenuto due anni prima con Il padrino. Siamo nel pieno della New Hollywood, quando il cinema americano si rinnovò nei contenuti e nel linguaggio grazie a registi come Scorsese, Altman, Bogdanovich che guardavano alla lezione dei maestri europei e ad attori dal moderno piglio interpretativo come Hoffman, De Niro, Nicholson e, appunto, Gene Hackman, protagonista di La conversazione. Purtroppo la sua recente scomparsa, avvenuta a seguito della morte improvvisa della moglie, in piena demenza senile e solitudine, ha fatto sì che il restauro di questo film, a cinquant’anni dall’uscita, diventi anche l’omaggio postumo a un grande attore che ha fatto della misura e della sottrazione le coordinate della sua arte.

Ma La conversazione si segnala per vari motivi: il contesto storico, fresco dello scandalo Watergate; l’inquietante racconto in cui si mette in crisi il concetto di realtà; il ribaltamento dei ruoli tra vittima e carnefice, osservatore e osservato. E inoltre il vuoto esistenziale e spirituale che per Harry Caul, cattolico, si esprime nel silenzio del prete da cui va a confessarsi e nella paranoia persecutoria che lo porterà a distruggere una statuetta della Madonna per verificare che dentro non ci siano “cimici”: in effetti non ce ne sono, ma di quel simbolo di fede resta solo un simulacro fatto a pezzi. Infine va segnalata la bellezza del linguaggio filmico che, soprattutto nella prima parte, raggiunge vette di genialità sinestetica nel richiamare, attraverso l’ascolto delle varie fonti sonore, le immagini visive che le hanno prodotte, in una continua evocazione della scena madre, all’apparenza una banale conversazione in mezzo alla folla, che diventa poi l’ossessione mentale del protagonista. Stessa cosa nel finale quando i suoni che Harry sente in diretta al di là di una parete suscitano immagini che inducono a credere che il tutto sia frutto di un suo delirio, tra alienazione e incomunicabilità. Questi ultimi, come sappiamo, sono i temi tipici di Michelangelo Antonioni, il cui Blow-Up (1966) è senz’altro una fonte di ispirazione per questo film, che a sua volta sarà modello per Blow Out (1981) di Brian De Palma: decisamente un bel trittico.

LA CONVERSAZIONE (t.o. The Conversation)

Regia, sceneggiatura e produzione: Francis Ford Coppola; fotografia (colore): Bill Butler; montaggio: Walter Murch e Richard Chew; interpreti: Gene Hackman, John Cazale, Frederic Forrest, Robert Duval, Harrison Ford; distribuzione: Lucky Red; origine: Usa 1974; formato: 1,85:1; durata: 114 min.