Il film: “Itaca”, il racconto dell’Odissea
Uberto Pasolini racconta, aggiornandola, l’ultima parte dell’«Odissea»: alcune scelte convincono, altre meno

Il mito di Ulisse/Odisseo è uno dei più duraturi nella storia della cultura occidentale. A tutt’oggi si sprecano i commenti al poema omerico e intorno al suo protagonista, anche in chiave personale, introspettiva, attualizzante (Daniel Mendelsohn e Alessandro D’Avenia tra gli ultimi). Il cinema e la televisione se ne sono spesso occupati, raggiungendo i risultati più convincenti con il film di Camerini del 1954 e soprattutto con lo sceneggiato di Franco Rossi del 1968. È ora il turno di Uberto Pasolini, sensibile regista italiano che lavora, però, da sempre in Inghilterra, cui si devono due grandi film di profonda umanità e sincera spiritualità come Still Life (2013) e Nowhere Special (2020). Rispetto alle opere precedenti, questo Itaca – Il ritorno segna una decisa svolta stilistica e tematica: Pasolini (lo ricordiamo per curiosità: non ha nulla a che fare con l’omonimo poeta-regista, ma è imparentato, per discendenza araldica, con Luchino Visconti…) rilegge l’ultima parte dell’Odissea, cioè dal ritorno a Itaca in poi, eliminando ogni elemento mitologico, privilegiando una messa in scena scabra e storica di quella vicenda epica. Inoltre trasforma il poema in una sorta di tragedia greca con quattro personaggi principali: Penelope, moglie tormentata dalla volontà di restare fedele al marito e da un’idea di regno che – da sola – non riesce più a governare; Antinoo, capo dei Proci, che è realmente innamorato di Penelope e la vuole sposare anche per riportare pace a Itaca; Odisseo, gravato dagli anni e dal senso di colpa per aver commesso atrocità durante la guerra e fatto morire tutti gli uomini che erano partiti con lui; Telemaco, schiacciato dalla fama del padre, incapace di difendere la madre e il regno, impossibilitato, per l’età e per i dissidi interiori, a diventare adulto.
Quest’ultimo sembra il personaggio su cui si incentra maggiormente la sceneggiatura, quasi a ribadire quanto lo psicanalista Massimo Recalcati sostiene ne Il complesso di Telemaco circa la mancanza del ruolo paterno per i giovani d’oggi. Ma anche Odisseo è attualizzato, con il suo atteggiamento penitente e incerto di chi porta con sé un carico di violenze, saccheggi e stupri. Si direbbe afflitto da una mascolinità tossica di cui solo ora si renda conto; ma in un mondo dove la sopraffazione prevale, gli stranieri sono vilipesi, i naufraghi vengono rigettati in mare senza tanti complimenti, è costretto a usare ancora le armi per riportare giustizia. E Telemaco, come in un rito iniziatico alla maturità, seguirà l’esempio del padre nonostante l’appello tutto femminile di Penelope di fronte a una vendetta inutile. Peccato che tutto questo non si amalgami bene tra una sostanziale fedeltà alla trama omerica (pur con delle libertà narrative, come la morte precoce di Laerte, ormai folle, che guarda alla bellezza misteriosa dei sassi come lo zio matto di Amarcord), un certo taglio da revenge movie e la scelta di spogliare completamente i personaggi del loro mito e del legame con gli dei che pure tanta parte hanno nel loro destino. Una catarsi, comunque, c’è, meno poetica rispetto a Omero, ma che vede la purificazione dal sangue, il segreto dell’alcova e una definitiva telemachia in mare aperto come punti di approdo di un dramma domestico e collettivo.
Ralph Fiennes è un Odisseo angosciato piuttosto monocorde; più convincente Juliette Binoche nel ruolo di una Penelope sicura di sé, consapevole del suo ruolo moglie, madre e regina. Il racconto abbonda di primi piani senza profondità di campo, musica insistente e dialoghi che spesso scadono nel didascalico: un tentativo apprezzabile, quello di Pasolini, ma decisamente non del tutto riuscito.
ITACA – IL RITORNO
(t.o.: The Return); regia: Uberto Pasolini; sceneggiatura: U. Pasolini, John Collee, Edward Bond; fotografia (colore): Marius Panduru; scenografia: Giuliano Pannuti; musica: Rachel Portman; interpreti: Ralph Fiennes, Juliette Binoche, Charlie Plummer, Marwan Kenzari, Claudio Santamaria, Angela Molina; produzione: Picomedia, Redwave Films, Rai Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia-Regno Unito; formato: 1,85:1; durata: 119 min.