Il film: “Inside out 2”, cosa succede nella mente di un’adolescente

A quasi dieci anni dal primo film di Pete Docter e Ronnie del Carmen, arriva in sala il sequel del capolavoro Disney Pixar che continua a seguire la crescita di una ragazzina ora adolescente dall'interno della sua mente

Che la Disney non se la passi bene ultimamente non è certo un segreto, e sia da un punto di vista qualitativo che in termini di successi al botteghino gli ultimi film prodotti dagli studios di Burbank sonon stati un disastro o quasi. Alla direzione del colosso americano è stato richiamato l’ex CEO Bob Iger, che nell’attesa di una revisione organizzativa e creativa totale, ha deciso di puntare intanto su uscite sicure, principalmente sequel di titoli già conosciuti.

Il primo film della nuova amministrazione è proprio «Inside Out 2», che accetta la rischiosissima sfida di continuare la storia di quello che è all’unanimità considerato uno dei film più belli usciti dalla mente dei creativi Pixar.

La storia comincia due anni dopo la fine del primo: Riley è diventata una ragazzina in gamba, con forti amicizie e ottimi risultati a scuola e nello sport. Nella sua mente, Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto si congratulano per l’ottimo lavoro svolto e per la persona che Riley è diventata… ma quando parte il misterioso allarme “Pubertà”, tutto il loro lavoro sarà distrutto in pochissimo tempo, e un nuovo gruppo di emozioni arriverà a prendere il loro posto per costruire una nuova Riley.

La metafora dell’adolescenza e delle complesse e dolorose trasformazioni che si porta dietro è più che mai evidente, e l’esordiente Kelsey Mann ha buon gioco nel demolire dalle fondamenta quel mondo visivamente straordinario e fantasioso che Pete Docter, qui produttore esecutivo, aveva costruito e delineato nel primo film.

A farla da padrone sono le nuove emozioni introdotte nel film: Ansia, Imbarazzo, Invidia, Ennui, più una esilarante apparizione di Nostalgia, compongono la nuova squadra che prende il controllo della mente della ragazza, e che in appena un fine settimana ne smantellano il “senso del sé” per sostituirlo con qualcosa di completamente diverso.

Torna dal primo film la sceneggiatrice Meg LeFauve, che conduce per mano Mann in un universo interiore ricco di fantasia e di inventiva, con giochi di parole intraducibili (sarcasm, “sarcasmo”, diventa sar-chasm, giocando sul termine che indica un burrone) che danno origine a notevolissime trovate visive.

Mann fa attenzione a evitare qualsiasi elemento potenzialmente controverso, per esempio eliminando Passione che invece era presente nella prima bozza di sceneggiatura, e rispetto al primo film che si rivolgeva ugualmente al pubblico infantile e a quello adulto, privilegia con ogni evidenza il primo. Anche così, però, mette in scena una fiaba piacevolissima, a tratti commovente, studiata in modo intelligente e puntunale per spiegare con immagini semplici e dirette il tumulto interiore che le trasformazioni della crescita comportano, e la complessità dell’identità adulta, non più un monolite granitico e “sicuro” ma un perenne equilibrio tra estremi, un amalgama dinamico e a volte contraddittorio con cui bene o male dobbiamo tutti destreggiarci.

Rispetto al predecessore, di cui comunque ripropone lo spirito e lo stile, «Inside Out 2» è semplificato e meno coraggioso, ma è ricco comunque di tutta quell’intelligenza, di quella fantasia e di quella capacità di tradurre idee in immagini di cui in ambito Disney e Pixar si sentiva la mancanza da tempo.

Sperando che si tratti effettivamente del primo passo nella giusta direzione, dopo troppe delusioni una dietro l’altra, «Inside Out 2» è intanto un piacevolissimo ritorno a casa.

INSIDE OUT 2 di Kelsey Mann. Con (voci) Amy Poehler, Maya Hawke, Kensington Tallman, Lewis Black. USA, 2024. Animazione.