Il film: “I dannati”, direttamente da Cannes un apologo contro la guerra
In concorso nella sezione Un certain regard, «I dannati» di Roberto Minervini è una bella riflessione sulla natura dell’uomo
Comincia con una scena di crudo realismo e termina con un’apertura decisamente spirituale: tra questi due estremi risiede la dannazione degli uomini – nello specifico uomini maschi, soldati, volontari di una guarnigione esplorativa verso l’ancora sconosciuto West durante la guerra di secessione americana. Stiamo parlando di I dannati, il primo film di finzione del documentarista italo-americano Roberto Minervini, che ha al suo attivo titoli di grande pregnanza antropologica come Stop the Pounding Heart (2013), Louisiana (The Other Side) (2015) e Che fare quando il mondo è in fiamme? (2018), tutti incentrati sull’indagine delle contraddizioni della società statunitense: dalle fissazioni religiose ai nazionalismi antidemocratici passando per le discriminazioni razziali.
Con I dannati Minervini sembra essere risalito alle origini di quei conflitti mai sanati, a partire dalla schiavitù contro la quale si batterono gli stati del Nord per motivi umanitari, certo, ma anche per un’idea di modernità che cozzava con l’arretratezza dell’aristocratico Sud. La vicenda è quella di un drappello variamente assortito, tra soldati adolescenti e veterani, dalle fisionomie che rivelano le differenti provenienze, accomunati da un Protestantesimo che certifica la liceità della guerra ma non riesce a quietare i sussulti di coscienza che, poco per volta, affiorano alle labbra dei militari. È quel Cristianesimo divenuto tutt’uno con lo Stato, tradotto nella formula «In God We Trust» stampigliata sui dollari e che sostiene – allora come oggi – l’esercito a combattere per la “giusta causa”, cercando di soffocare ogni afflato umano (e autenticamente evangelico) di chi non si riconosce in tale prospettiva.
Afferma Minervini: «Ho sempre avuto un problema con i film di guerra, per gli archetipi che presentano: l’idea della “giusta causa”, la dicotomia tra bene e male, i principi della vendetta, del martirio, della patria. È un approccio che faccio fatica a definire “umano”, e che anzi contribuisce a diffondere, della guerra, un’immagine falsata, che sconfina nella propaganda e tende a perpetrare una concezione “sacrale” dell’eroismo di guerra, che non a caso piace molto ai governi». Perciò nel film partecipiamo quasi fisicamente alla fatica delle marce, al freddo e alla precarietà negli accampamenti, all’irrompere improvviso delle pallottole nemiche senza che quel nemico nemmeno si veda in faccia, sia sappia chi è veramente. Soffrono gli uomini, soffrono i cavalli. Tornano alla mente tante pagine della letteratura di guerra, a partire dalle liriche di Ungaretti, ma viene spontaneo pensare alle immagini della cronaca bellica attuale in Europa e nel resto del mondo.
Il regista, da bravo documentarista qual è, sta addosso ai personaggi, li pedina senza mostrare mai il loro controcampo visivo: essi osservano l’orizzonte, ma l’inquadratura di ciò che vedono ci è negata, coerentemente a una scelta di campo distaccata, oggettiva. E il momento centrale del film è quando, nel progressivo isolamento di quegli uomini, nasce un confronto tra le loro sensibilità variegate: il giovane convinto che sia Dio a volere tutto ciò; l’adulto che combatte per una idealità, ma non vuole che il nome di Dio vi sia coinvolto; il mercenario che combatte e basta, senza chiedersi perché.
Se le prime immagini rievocano il triste motto «Homo homini lupus», ci sono almeno due momenti che restituiscono l’homo alle sue vere dimensioni: quella caritativa di chi si prende cura dei piedi congelati dell’altro e quella contemplativa di chi si lascia sopraffare dalla bellezza di una nevicata.
I DANNATI (t.o.: The Damned)
Regia e sceneggiatura: Roberto Minervini; fotografia (colore) e musiche: Carlos Alfonso Corral; montaggio: Marie-Hélène Dozo; interpreti: Jeremiah Knupp, René W. Solomon, Cuyler Ballenger; Noah Carlson; Tim Carlson, Bill Gehring; produzione: Okta Film e Pulpa Film con Rai Cinema; origine: Italia, Usa, Belgio 2024; formato: 1,85:1; durata: 88 min.