Il film: “Hometown”, a spasso per le strade di Cracovia e della Storia

Roman Polanski, tra i più grandi registi della propria generazione, da bambino è riuscito a fuggire dal ghetto di Cracovia poco prima che il resto della sua famiglia fosse deportato ad Auschwitz, ed è cresciuto spostandosi tra le famiglie disposte a nascondere un bambino ebreo fino al ritorno del padre, unico sopravvissuto. Ryszard Horowitz, pioniere della fotografia che si autodefinisce “fotocompositore”, ha vissuto Auschwitz sulla propria pelle, ma lui e la famiglia sono stati tra gli ebrei salvati dall’imprenditore Oskar Schindler.

Prima di prendere strade diverse che li avrebbero portati in ogni angolo del mondo, i due artisti sono stati bambini insieme a Cracovia, hanno condiviso gli anni dell’occupazione nazista e della persecuzione antisemita, e si sono riuniti poi nell’immediato Dopoguerra. È proprio a Cracovia che i due tornano insieme, dopo cinquant’anni di assenza, in «Hometown – La strada dei ricordi», il documentario-intervista di Kudla e Kokoszka-Romer che li porta a ripercorrere le strade concrete della città e quelle immateriali ma più che mai reali della memoria.

Lo stile dei due registi è incredibilmente discreto, quasi umile, e lascia che sia la voce di Polanski e Horowitz l’unica compagna di viaggio costante del pubblico. Solo raramente i racconti vengono interrotti da fotografie e filmati d’archivio, o dalle usuali schermate con date, nomi e notizie, così che sia il racconto dei due protagonisti a farla da padrone assoluto.

Il risultato finale è efficace e coinvolgente, e dà allo spettatore l’illusione di essere presente di persona ad ascoltare i due grandi vecchi che si scambiano ricordi, molti e incredibilmente dettagliati quelli di Polanski, pochi e taciuti con riserbo e pudore quelli di Horowitz. Solo lo stesso Polanski, che ogni tanto interrompe il proprio flusso di coscienza per dare indicazioni di regia ai due inesperti autori, restituisce la consapevolezza dello schermo che divide gli spazi e degli anni che separano gli eventi.

Non ci sono riferimenti diretti al lavoro di regista e fotografo, ma l’abilità di Kudla e Kokoszka-Romer sta nel lasciare che questo trapeli spontaneamente dal loro discorrere e ricordare. Ecco allora che nelle descrizioni del ghetto di Polanski riaffiorano le scene de «Il pianista», o che nel dolore silenzioso e discreto di Horowitz si intravedono gli occhi sbarrati di «Warsaw Ghetto ’12».

Con caratteri diametralmente opposti, vulcanico e logorroico Polanski, mite e timido Horowski, i due artisti rievocano il proprio passato e lo riattualizzano nelle strade di una Cracovia che, invece, è andata avanti tanto da “sembrare Disneyland”, come commentano i due. In questo modo, arte e memoria si incrociano, e restituiscono la Storia alla dimensione del reale, lontano dalla spiacevole aura di fiction cui la distanza e l’abitudine ha relegato anche figure del calibro di Schindler, che ormai sono noti solo come personaggi cinematografici.

Sulla e della tragedia si piange e si ride, e la memoria restituisce una dimensione tangibile e personalissima di umanità e concretezza agli eventi. Prima ancora che bello, un film necessario.

 

 

HOMETOWN – LA STRADA DEI RICORDI di Mateusz Kudla, Anna Kokoszka-Romer. Polonia, 2021. Documentario.