Il film: “Crimes of the Future”, il corpo del reato

È anche, ovviamente, il titolo della sua ultima fatica, un quasi-noir fantascientifico ambientato in un futuro distopico in cui il dolore, ma anche le infezioni, sono spariti, aprendo nuovi orizzonti alla sperimentazione artistica e alle perversioni sessuali.

Sal Tenser (Viggo Mortensen) è un artista performativo del nuovo mondo, e si esibisce con la compagna ex chirurga Caprice (Léa Seydoux): il corpo di lui produce nuovi organi mutanti, lei li asporta chirurgicamente in performance acclamatissime.

Sarebbe inesatto dire che la storia di Crimes of the Future “è tutta qui”: è cominciata, in realtà, già con la raccolta fondi per il film, che ha visto Cronenberg mettere all’asta gli NFT di due sue performance. La prima è The Death of David Cronenberg, in cui il regista si ritrae mentre piange il proprio cadavere; la seconda è Inner Beauty, chiamata come il concorso di bellezza per organi interni tante volte citato nei film di Cronenberg e nell’ultimo “finalmente” messo in scena, opera che consiste nella foto dei calcoli renali del regista. I due lavori sono una parziale chiave di lettura del film, che indaga impietosamente il ruolo del corpo diventato opera d’arte, strumento d’arte, ma anche prodotto d’arte, merce da mettere in vendita, all’asta per il miglior offerente. Se nel futuro ipotizzato dal film questo avviene in modo diretto, carnale, nel nostro presente siamo già a una fase virtuale, non meno problematica e disturbante.

Il vero nucleo tematico di Crimes of the Future, il fine e motore delle sue scene indubbiamente disturbanti, delle macchine semi-organiche à la Giger, dei deliri in stile De Sade sulla chirurgia che si impone come “nuovo sesso”, è però prepotentemente politico, sociale, comunitario.

Nel suo nuovo film, Cronenberg sembra prendere le mosse dall’opera di Michel Foucault, teorizzando un mondo in cui il controllo dell’autorità si estende fino all’esistenza materica più nuda del cittadino, il suo corpo. Il National Organ Registry, la divisione New Vices per i “crimini del corpo”, sono nuovi tentativi di intrusione, manipolazione, controllo sistemico, di fronte ai quali l’unico atto davvero sovversivo rimasto è l’evoluzione, imprevedibile e incontrollata. Nei nuovi organi mutanti, quasi escrescenze tumorali apparentemente senza scopo, si individua una linea di resistenza invincibile, invalicabile.

Di più, al momento in cui anche l’evoluzione si collettivizza, diventa movimento, allora quel che sembra mutazione casuale ottiene uno scopo, si crea un nuovo sistema digerente non a caso in grado di metabolizzare la plastica: l’uomo si fa consumatore dei propri scarti industriali, completando l’adattamento a un mondo artificiale da lui creato che è però incompatibile con la vita, anche la propria.

Raffinato nei riferimenti ma brutale nella messa in scena, con eccessi grafici (per)turbanti a metà tra il raccapricciante e il sensuale, Crimes of the Future riporta Cronenberg al centro del genere da lui creato, con tutta la carica polemica e problematica che l’aveva reso uno dei lettori più acuti, spietati e (letteralmente) chirurgici dell’attualità. Un film non per tutti, ma indubbiamente denso, intelligente, ricco di spunti e provocazioni.

 

CRIMES OF THE FUTURE di David Cronenberg. Con Viggo Mortensen, Léa Seydoux, Welket Bongué, Kristen Stewart. Francia, Grecia, Canada, GB, 2022. Fantascienza.