Il film: “Comedians”, quando ridere è una cosa seria
Trentatré anni dopo, Salvatores si cimenta nuovamente con Comedians, presentando la classe del vecchio comico in pensione Eddie Barni la sera dell’esame finale. I sei aspiranti comici, però, saranno valutati da un vecchio rivale di Barni, Bernardo Celli, che ha una idea di comicità diametralmente opposta a quella del loro mentore: starà a loro decidere, all’ultimo momento, che tipo di comico desiderano essere, e se rimanere o meno fedeli alla linea del maestro a rischio di perdere l’ingaggio.
Le domande sul mestiere del comico poste dal testo di Griffiths sono sempre valide, ma le risposte che Salvatores aveva proposto nel 1988 non possono né devono essere le stesse nel 2021, quando un formato come LOL – Chi ride è fuori diventa un fenomeno virale, sfidando le concezioni più o meno classiche della comicità. L’epoca, d’altronde, è cambiata, e ha visto il commediante schiacciato tra l’insincerità dei reality show e l’abbandono di ogni pudore dell’autofiction, tra il nichilismo e il caustico cinismo dei social network e l’inclusività solo apparente ma onnipervasiva del politically correct, in una sequenza di opposti mutualmente escludenti che costringono a riesaminare l’idea stessa di comico.
In questa nuova versione, Salvatores pare ignorare il format cinematografico, riproponendo invece un impianto schiettamente teatrale, che pur con gli inevitabili malus (tempi dilatati, sbalzi di registro, attori fuori tono…) riesce ad avvincere e interessare, mettendo in scena una metarappresentazione che porta il palco sullo schermo, che interroga la commedia usando il dramma, che racconta il cinema attraverso il teatro, e che porta gli attori a perdersi del tutto nei propri personaggi. In questo senso, il confronto tra Natalino Balasso e Cristian De Sica è una piccola perla semi-autobiografica, un confronto di stili che contrappone alta ironia e bassa comicità, malinconia clownesca e sghignazzi scatologici, missione sociale del comico e produzione in serie di risate per il pubblico pagante, le prime inevitabilmente destinate alla nicchia, le seconde al successo commerciale.
Giocando di innesti e contrasti, il film inanella barzellette classiche e siparietti circensi a battute grevi e sessiste, punta il dito ma si autocommisera e autoaccusa, racconta tradimenti e voltafaccia ma anche stolide fedeltà, sconvolge con un Giulio Pranno in stile Achille Lauro che si fa interprete della pseudo-comicità violenta, caustica e odiatrice del Joker di Todd Phillips, tornando poi a una dimensione squisitamente umana della relazione e dei rapporti, tratteggiando brevemente ma in modo incisivo tutti i propri personaggi.
Si ride (poco) e si pensa (molto) con l’ultima fatica di Salvatores, un lungo numero di cabaret, un gioco meta-cinematografico e meta-teatrale di incastri, di contraddizioni e di stile che tenta, con discreto successo, di riproporre i sempre scomodi interrogativi di Comedians al pubblico del terzo millennio, che segue la stand-up comedy più su YouTube che nei teatri.
COMEDIANS di Gabriele Salvatores. Con Natalino Balasso, Giulio Pranno, Ale e Franz, Vincenzo Zampa. Italia, 2021. Drammatico.