Il comandante e la cicogna

Commedia, secondo il cinema di Silvio Soldini, può essere molte cose, ma certamente niente di sentimentale o rassicurante. L’autore, infatti, è stato sempre più interessato alle sfumature dell’angoscia di vivere che a quelle dei filtri rosa e il suo film di maggior successo, «Pane e tulipani», parlava di sogni e illusioni mascherando tutto dietro un finto ottimismo. «Il comandante e la cicogna» segue più o meno la stessa strada, accentuando molto gli aspetti simbolici della vicenda e in qualche caso esagerando perché il pubblico non dimentichi mai che sta assistendo a una rappresentazione metaforica della crisi che il nostro paese sta attraversando. Per far capire che il suo film parla proprio dell’Italia e non di un luogo più limitato, Soldini ambienta la vicenda a Torino ma si sbizzarrisce nei dialetti: Mastandrea parla napoletano, Claudia Gerini ha inflessioni liguri, Battiston triestino. Ciò imprime alla storia una tonalità surreale che non sarà mai abbandonata.

Leo, idraulico vedovo con due figli, Elia e Maddalena, colloquia regolarmente con il fantasma della moglie Teresa che, capiremo presto, non intende abbandonarlo finché non sarà sicura che abbia trovato la forza e l’equilibrio per continuare. Diana, un’artista in bolletta, accetta di dipingere un affresco per l’avvocato Malaffano. Il suo padrone di casa, Amanzio, è un singolare filosofo dalle movenze anacronistiche e pronto a rincorrere un sogno. Per tutti, il sogno sarà rappresentato da Agostina, una cicogna che Elia ha adottato, che nutre e che vorrebbe in qualche modo riportare a casa, in montagna.

Dicevamo delle esagerazioni di Soldini. Per rappresentare l’Italia in crisi sarebbe bastato raccontare le vicende di ordinaria follia della famiglia di Leo: il padre bisognoso d’affetto e stressato, la figlia ingenua, il figlio sognatore ma alla fine più concreto di tutti. Invece, per accertarsi di non uscire dal binario della crisi, l’autore appesantisce tutto con il fantasma della moglie, lo strampalato personaggio di Diana che solo alla fine si ricollegherà al nucleo centrale, l’avvocato intrallazzatore interpretato da Zingaretti col parrucchino e, soprattutto, le statue parlanti. Le riflessioni molto amare di Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Verdi e Giacomo Leopardi su un Italia che non riconoscono più e che induce l’eroe dei due mondi a concludere che «forse sarebbe stato meglio tenersi gli Austriaci» sono indubbiamente calzanti e sensate, ma anche terribilmente didascaliche, come un di più a voler sottolineare con enfasi e retorica quanto si sarebbe capito benissimo anche senza.

La cicogna, invece, con la sua immagine di forza e purezza, è un simbolo perfetto di qualcosa che è stato perduto ma che con un po’ di buona volontà potrebbe essere recuperato, curato e difeso. In questo senso è il personaggio di Elia il più azzeccato del film, come a rappresentare una nuova generazione che, nonostante tutto, ha ancora qualche sogno da realizzare e che è disposta a combattere per farlo. «Il comandante e la cicogna» è sicuramente un esempio di commedia intelligente e riflessiva, ma con troppe interferenze da parte dell’intellettualismo esistenziale di Soldini per arrivare a un risultato realmente compiuto.

Anche i personaggi adulti hanno differenze d’impostazione: se Leo è un popolano alla ricerca di una tranquillità utopistica, resa da Valerio Mastandrea con misura e dignità, la Diana di Alba Rohrwacher e l’Amanzio di Giuseppe Battiston sono più pittoreschi e macchiettistici che calati nel reale. Il risultato è, fatalmente, non omogeneo, soprattutto quando il libero flusso delle idee è pesantemente interrotto dai siparietti dei nostri avi che spiegano, spiegano, spiegano ciò che di spiegazione non aveva bisogno e che serve soltanto a trasformare il surreale in grottesco. Evidentemente le esigenze di Soldini narratore e analista non gradiscono paletti di sorta, anche quando forse servirebbero ad ottenere un miglior risultato. Peccato: «Il comandante e la cicogna» è più promettente che riuscito.

IL COMANDANTE E LA CICOGNAdi Silvio Soldini. Con Valerio Mastandrea, Claudia Gerini, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Luca Zingaretti, Luca Dirodi, Serena Pinto. ITALIA 2012; Commedia; Colore