Il colore nascosto delle cose
Silvio Soldini, ovvero la ricerca umana senza facilitazioni, un certo rigore stilistico, un pessimismo di fondo apparentemente interrotto da «Pane e tulipani» (ma ribadiamo: apparentemente), l’esclusione dello spettacolo convenzionale, l’idea dell’esistenza umana come una lunga serie di spigoli raramente addolciti da smussature. È pur vero che le regole non sono quasi mai immutabili, soprattutto quando parliamo della loro applicazione da parte dell’essere umano. E così arriviamo a Il colore nascosto delle cose, presentato fuori concorso a Venezia e imperniato sul non facile rapporto tra un pubblicitario che preferisce scappare dalle responsabilità e un’osteopata non vedente che non gradisce pietà, compassione, compatimento.
Lui, Teo, non ha quasi più rapporti con la famiglia d’origine, ha una relazione più o meno fissa con Greta (con cui non convive) e avventure occasionali. In sostanza, è ancora alla ricerca di un serio perché alla propria esistenza. Lei, Emma, è diventata non vedente a diciassette anni, è completamente autosufficiente, ha un matrimonio finito alle spalle e ancora molto da dare. Potremmo dire che la sua capacità di percepire il colore nascosto delle cose le dà una marcia in più rispetto a un uomo che si basa sull’apparenza. Si incontrano (e poi si ritroveranno) simbolicamente nei locali dedicati a «Dialogo nel buio», dove in totale assenza di luce si è stimolati all’uso degli altri quattro sensi. A margine, ma non troppo, il rapporto fatto di bugie di Teo con Greta e quello assente con la famiglia e quello più importante di Emma con Nadia, sua allieva per ripetizioni di francese, non vedente come lei ma incapace di accettare la situazione e molto incline alla ribellione. Non sarà facile che le loro strade parallele trovino un punto di convergenza: ovviamente sarà Teo a dover fare gli sforzi maggiori che le sue sovrastrutture potrebbero rendere molto complessi.
Posto che il rigore stilistico di Soldini rimane una positiva costante, impreziosita in questo caso dall’utilizzo di differenti formati dell’immagine a seconda dell’avvicinamento o allontanamento dei due protagonisti, è il tema in sé a sollevare qualche perplessità. Soprattutto perché l’analisi psicologica ed emotiva di un rapporto tra una persona cosiddetta normale e una portatrice di handicap si presta da subito a banalità, esiti prevedibili e alla descrizione di un percorso a ostacoli che in realtà appaiono studiati a tavolino e non riescono a fluire liberamente dagli eventi narrati. In effetti ci è parso che Il colore nascosto delle cose (di per sé un titolo programmatico che allontana sorprese e scoperte) si collochi a metà strada tra il dramma intimista (quindi una forma di minimalismo) e la commedia sentimentale con corredo di caratteristi ad hoc.
Patti, l’amica ipovedente di Emma, e Paolo, il collega di lavoro di Teo, sembrano avere la funzione di rafforzare il percorso dei protagonisti, ma più spesso sono semplicemente latori di battute di spirito a consistenza zero. L’incontro di Emma e Teo in un ambiente buio ha una sua valenza simbolica, ma troppo scoperta per non sembrare artificiosa. E il personaggio di Nadia, potenzialmente il più interessante del film, corrisponde a un percorso e un’evoluzione che proprio non riescono a distaccarsi da un’adesione meccanica alla vicenda che finisce per renderli prevedibili, se non poco sinceri. Certo, Valeria Golino aderisce interamente al personaggio di Emma riuscendo a renderne problematiche e sfumature. Di contro, Adriano Giannini, cui tocca il compito più ingrato, dovrebbe rendere le anormalità di un uomo normale, ma riesce soltanto a pescare nel repertorio dei tanti bugiardi pentiti della commedia all’italiana. La differenza di livello tra le due interpretazioni corrisponde alla differenza finale tra le intenzioni di Soldini e il risultato effettivo. Il colore nascosto delle cose ha il problema che il nascondiglio, essenziale, è soltanto nel titolo.
IL COLORE NASCOSTO DELLE COSE di Silvio Soldini. Con Valeria Golino, Adriano Giannini, Arianna Scommegna, Laura Adriani, Anna Ferzetti. I/F/CH 2017; Drammatico; Colore.