I RAGAZZI STANNO BENE

DI FRANCESCO MININNI

L’ambizione di Lisa Cholodenko è quella di rappresentare il matrimonio lesbico in un’ottica assolutamente naturale, senza forzature ideologiche, senza polemiche etiche, inserendolo nel tessuto sociale come se vi fosse sempre stato, quindi con pieno diritto di cittadinanza. Effettivamente «I ragazzi stanno bene» sembra procedere su questo binario di naturalezza, almeno finché non ci si rende conto che tutto, proprio tutto, è una discendenza diretta della commedia classica (quella etero, intendiamo) con un semplice aggiornamento dei ruoli. Quello che una volta era lui, lei e l’altro o lei, lui e l’altra, diventa così lei, lei e l’altro. Se ne dovrebbe dedurre che la naturalezza dei personaggi sia dunque cinematografica, non reale. Di certo ne esce un’immagine un po’ strana: se non fosse per un paio di scene di sesso esplicito, potremmo addirittura pensare di trovarci in una di quelle commedie Disney dove, a prescindere, tutto è destinato a finire bene per rassicurare i personaggi e il pubblico.

Nic e Jules, sposate da tempo, hanno due figli, Joni e Laser, frutto di inseminazione artificiale. Arriva il giorno in cui i ragazzi, più Laser di Joni, hanno il desiderio di conoscere l’identità del donatore. Il passo successivo è il desiderio di conoscerlo.

Così nel quadro di una famiglia perfetta si inserisce Paul, gestore di un ristorante biologico, che sostanzialmente non è mai cresciuto, è rigorosamente single e accetta con apparente facilità il ruolo di padre (biologico, naturalmente). In realtà la situazione è suscettibile di sviluppi imprevisti nel momento in cui Jules, a quanto pare non ancora convinta del proprio ruolo, cede al fascino di Paul e avvia una relazione con lui. Niente e nessuno, tuttavia, potranno scalfire la solidità del nucleo originario. Le mamme restano insieme e i ragazzi stanno bene.

Chi ricorda «Il vizietto» di Edouard Molinaro, ricorderà anche che il cruccio di Albin era che Renato avesse avuto un rapporto etero da cui era nato un figlio. La situazione de «I ragazzi stanno bene» è analoga. Ma ciò che Molinaro e Poiret buttavano in farsa, Lisa Cholodenko vorrebbe trasformare in analisi sociale partendo dal fatto che il matrimonio tra Nic e Jules sia la cosa più naturale di questo mondo.

Allo stesso tempo, però, non può fare a meno di fare riferimento ai modelli classici della commedia americana, provvedendo ad aggiornarla con spruzzate di sesso e confusione di ruoli. Ci troviamo di fronte, insomma, a un prodotto che allo stesso tempo guarda in avanti per quanto riguarda le implicazioni sociali e indietro per quanto riguarda i modelli narrativi, creando una situazione di ambiguità che non aiuta. In questo senso la cosa peggiore del racconto è che, pur di dimostrare la bontà del rapporto lesbico, Cholodenko ha scelto di contrapporre alle due donne un maschio immaturo, sessista e, in tutti i sensi, biologico. Da una parte abbiamo Nic (Annette Bening), carattere dominante con le caratteristiche della figura paterna, e Jules (Julianne Moore), donna più fragile e più corrispondente al ruolo di madre.

Dall’altra abbiamo invece Paul (Mark Ruffalo), maschio infantile, proprio l’ideale per far sì che tra le due donne tutto resti com’è.

Se gli attori rispondono al meglio, soprattutto Annette Bening alle prese con il personaggio più complesso, e il film trova un ritmo scorrevole che lo rende di agevole fruizione, non sembra di poter dire che Lisa Cholodenko sia in grado di dimostrare alcunché. A parte il fatto che i modelli della commedia americana sono incrollabili e adattabili a qualunque mutamento di situazione sociale e che per tentare di dimostrare un assunto discutibile basta dosare gli ingredienti giusti e la dimostrazione è servita. Meglio ancora: potrebbe non essere vero che i meccanismi della commedia si adattano al cosiddetto progresso. A ben guardare, potrebbe essere vero l’esatto contrario.

I RAGAZZI STANNO BENE (The Kids Are All Right)di Lisa Cholodenko. Con Annette Bening, Julianne Moore, Mark Ruffalo, Mia Wasikowska, Josh Hutcherson.USA 2010; Commedia; Colore