I film di Natale

DI FRANCESCO MININNIGLI INCREDIBILIdi Brad BirdBob Parr ed Elastigirl non rappresentano la famiglia media americana: lui ha una forza erculea, lei è ultraflessibile. E non basta: la figlia Violetta può rendersi invisibile, il figlio Flash può correre alla velocità della luce. Il problema è che il Governo ha deciso che i supereroi debbano condurre una vita normale. Frustrati e scontenti, saranno felici di correre nuovamente a salvare il mondo dalla megalomania di un folle. Mentre la Pixar va sempre più perfezionando l’animazione tridimensionale, sembra trascurare un po’ gli aspetti fantasiosi del racconto. Ne esce un film tecnicamente perfetto, ma narrativamente carente, capace di accomunare tra le fonti eroi come i Fantastici Quattro, Spiderman e Batman ed elementi devianti come la famigliola di «Spy Kids». Il tutto è godibile ma non indimenticabile. POLAR EXPRESSdi Robert Zemeckis. Con Tom Hanks.Un ragazzino che sta smettendo di credere a Babbo Natale viaggia sul Polar Express, che lo porterà al Polo Nord dove incontrerà il buon vecchio e potrà recuperare un po’ dell’innocenza e della fantasia che stava per perdere. Dal libro di Chris van Allsburg, un film che digitalizza gli attori (soprattutto Tom Hanls, che si fa in quattro) con una tecnica perfezionata quanto fredda. Al di là del fatto che ci sembra difficile giudicarlo come un film di Zemeckis, si tratta di un prodotto diretto esclusivamente al pubblico dei bambini, che tuttavia potrebbero annoiarsi. Non è da qui che riemergerà lo spirito del Natale. SHREK 2di Andrew Adamson, Kelly Asbury, Conrad Vernon.Shrek e Fiona, sposi felici, accettano l’invito dei genitori di lei per una visita al castello. La Fata Madrina, adirata per l’insuccesso di suo figlio il Principe Azzurro, farà il possibile per distruggere l’unione. Ma l’amore vincerà. A parte un calo di ritmo a metà del racconto, il sequel di «Shrek» non sfigura affatto a paragone dell’illustre predecessore. Adamson non ha dimenticato la vena irriverente nei confronti delle fiabe e sa ravvivarla con personaggi buffissimi e situazioni esilaranti. Un film che delizia i bambini e diverte gli adulti. CHRISTMAS IN LOVEdi Neri Parenti. Con Christian De Sica, Massimo Boldi, Danny De Vito, Sabrina Ferilli, Anna Maria Barbera, Ronn Moss.Sulle nevi di Gstaad si incrociano tre storie. Un chirurgo plastico e la sua ex-moglie si innamorano di nuovo e cercano di scaricare i nuovi conviventi. Un cinquantenne con amante molto giovane deve affrontare lo shock di una figlia molto giovane con amante cinquantenne. Una siciliana sognatrice vince una vacanza con Ronn Moss, il Ridge di «Beautiful». È ovvio che anche questo è cinema. È ovvio che il pubblico ride e ne decreta il successo. Niente da ridire, a meno che a qualcuno non venga in mente di reclamare quarti di nobiltà che, in questo caso, si riducono a quarti di bue. TU LA CONOSCI CLAUDIA?di Massimo Venier. Con Aldo, Giovanni e Giacomo, Paola Cortellesi, Sandra Ceccarelli, Ottavia Piccolo.Aldo, Giovanni e Giacomo amano Claudia. Uno è suo marito, l’altro il suo amante, il terzo un innamorato dell’ultima ora. Senza saperlo, i tre si conoscono e diventano quasi amici. Quando lo sanno, si impone una soluzione. Il trio delle meraviglie lascia per una volta la comicità con propaggini demenziali e tenta un’incursione nella più classica commedia degli equivoci. Ferma restando la simpatia e prendendo atto di un opportuno potere di sintesi e della responsabilità della regia affidata al solo Venier, ci si chiede se non gioverebbe al trio una mano più sicura ed esperta in sede di sceneggiatura. A quanto pare, il successo è assicurato. OCEAN’S TWELVEdi Steven Soderbergh. Con George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon, Julia Roberts, Catherine Zeta-Jones, Andy Garcia.Terry Benedict rivuole i milioni che gli undici di Ocean gli hanno rubato a Las Vegas. Così li costringe a fare gli straordinari mettendo a segno un colpo maestro in Europa, del quale sarà lui a godere i frutti. O almeno questo è quel che crede… Un successo come «Ocean’s Eleven» non poteva che suscitare un sequel. Il problema è che, con tante star a disposizione, nessuno si è preoccupato di imbastire una storia non solo credibile, ma che ci permetta anche in minima parte di capire cosa i dodici di Ocean (c’è una new entry) stiano facendo. Ne risente tutto: ritmo, brillantezza, glamour, intelligenza. Solo Julia Roberts che finge di essere se stessa riesce a strappare un sorriso. IL MISTERO DEI TEMPLARIdi Jon Turteltaub. Con Nicolas Cage, Harvey Keitel, Jon Voight, Diane Kruger, Sean Bean.Se è vero che il leggendario tesoro dei Templari è nascosto in America in un luogo prescelto dai padri fondatori e poi adeguatamente criptato, tutto diventa possibile. Anche che Benjamin Franklin Gates, discendente di una famiglia di esploratori e cacciatori di tesori, capisca che la mappa è nascosta (pensa un po’) sul retro della Dichiarazione d’Indipendenza. E tutti cominciano a correre… Un po’ Indiana Jones, un po’ Lara Croft, Gates è un discendente senza infamia né lode. Il film di Turteltaub, molto costoso e ben ritmato, permette di passare due ore spensierate senza bisogno di chiedersi se le sciocchezze narrate siano di nuovo conio o se appartengano all’archivio storico del genere. IL FANTASMA DELL’OPERAdi Joel Schumacher. Con Gerald Butler, Emmy Rossum, Patrick Wilson, Miranda Richardson, Minnie Driver.A Parigi, nel 1860, la bella Christine Daae debutta come cantante d’opera al posto della bizzosa Carlotta. Amata da Raoul, è però legata al suo invisibile maestro. È il fantasma dell’Opera che, sfigurato dalla nascita, è sempre vissuto nell’ombra. Quando Christine sceglie Raoul, la sua collera sarà tremenda… Un musical di Andrew Lloyd Webber che si replica in teatro dal 1986. Il passaggio in film non è indolore, soprattutto per la regia troppo anonima di Schumacher. Bisogna dire, però, che il fascino della vicenda e il grande impatto musicale e scenografico sono tali da non lasciare delusi. A patto, naturalmente, di usufruire della versione in lingua originale con sottotitoli. Quella con le canzoni doppiate in italiano (per volontà dello stesso Webber) ci riporta ai tempi di «Gianni fa le pizze e i toast al Super Bar» come traduzione di «Obladì Obladà».