«HOTEL RWANDA»
La storia meno nota e più toccante, invece, è quella di Paul Rusesabagina, il direttore di un albergo Sabena che, trovandosi a dover scegliere tra la salvezza per sé e la propria famiglia (lui Hutu con moglie Tutsi) e la sorte di un migliaio di profughi riunitisi nel suo albergo per sfuggire all’epurazione, ascoltò la propria coscienza e rimase sul posto riuscendo a salvare i suoi innocenti protetti dalla cieca violenza dei persecutori e, si direbbe soprattutto, dall’indifferenza delle forze europee presenti e dall’impotenza delle forze dell’Onu.
Diretto da Terry George, che aveva sceneggiato «Nel nome del padre» di Jim Sheridan, «Hotel Rwanda» ha la semplice forza della verità. Non ha bisogno di enfatizzare, di pontificare, di sottolineare: si limita a raccontare un episodio tra tanti e sceglie quello giusto. La vicenda di Paul Rusesabagina, infatti, è la storia di un uomo che, avendo la possibilità di salvare moglie e figli, capisce che in quel momento c’è bisogno di una speranza in più: qualcosa che possa significare sopravvivenza e libertà per molti.
Così «Hotel Rwanda» non è più il racconto della ferita ancora aperta di una storia troppo recente: diventa invece il percorso di un’anima, dove non si parla più di coraggio, incoscienza o volontà, ma soltanto di fede. E dove non ha più una grande importanza esaminare al microscopio il film per trovarvi eventuali difetti di sceneggiatura che, in ogni caso, non potrebbero intaccarne il grandissimo valore umano e sociale.
Terry George dirige con estrema semplicità, avvalendosi di collaboratori professionali che sono tutti al servizio del racconto senza tentare mai di far notare la loro presenza. Le note più liete vengono dal protagonista Don Cheadle che, dopo anni di corretto professionismo industriale («Boogie Nights», «Ocean’s Eleven», ««Ocean’s Twelve») alle spalle di grossi nomi, si ritrova protagonista di una storia vera e riesce a convincere e commuovere senza forzare un tono. La sua nomination all’Oscar ci sembra il riconoscimento più significativo a fronte di un personaggio e di una vicenda non esattamente sulla cresta dell’onda in America.