HEREAFTER

DI FRANCESCO MININNI

Se consideriamo il fatto che la morte è un elemento fortemente ricorrente nel cinema di Clint Eastwood, potrebbe non essere motivo di stupore o segnale di novità dire che il suo ultimo film, «Hereafter», tratta della morte. Almeno finché non ci si prenda il disturbo di analizzare il come e il perché.

A tutti gli effetti «Hereafter», che a dispetto del titolo si occupa della morte e non dell’aldilà, è per Eastwood una novità assoluta. La prima cosa che viene in mente è che, avendo compiuto ottant’anni, l’autore abbia finalmente mostrato di prendere in considerazione quel fenomeno cui va soggetta l’umanità nella sua totalità e che è conosciuto come paura della morte. Ma questo, proprio perché ci riguarda tutti, non basta. Nella sua diffidenza verso le cosiddette religioni organizzate, Eastwood considera il Paradiso un’ipotesi e preferisce aggrapparsi a qualche certezza, ovverosia ai fatti.

Più che ciò che accade al defunto dopo la dipartita, quindi, gli interessa quali possano essere le condizioni e le reazioni di chi resta: praticamente una riflessione sull’accettazione del dolore conosciuta anche come elaborazione del lutto. Ma anche questo non basta. Se così fosse, il film dovrebbe essere sovrapponibile a un precedente interamente laico di Atom Egoyan, «Il dolce domani», che casualmente nel titolo originale faceva riferimento alla stessa parola: «The Sweet Hereafter». Ma così non è. In «Hereafter» c’è molto al di qua e, in forma abbastanza confusa, più come eventualità che come certezza, un po’ di aldilà. Essenzialmente c’è la disperata ricerca della serenità a seguito di una morte intesa come evento drammaticamente traumatico. In ogni caso, niente di facile o di scontato: sicuramente non il thriller paranormale annunciato dalla pubblicità americana.

Una giornalista francese di successo, Marie, vive l’esperienza dello tsunami thailandese. Ne esce viva, ma l’aver per un attimo sperimentato il tocco della morte la cambia nel profondo inducendola a cambiare vita senza preoccuparsi di perdere la notorietà acquisita. A Londra il piccolo Marcus perde il gemello Jason in un incidente stradale e, affidato a una famiglia in attesa che la madre esca dal tunnel della droga, non riesce a rassegnarsi e vaga in cerca di qualcuno che possa metterlo in contatto con il fratello. A San Francisco George, operaio, cerca come può di liberarsi del dono che ha: toccando le mani della gente è in grado di entrare in contatto con i loro cari scomparsi. Fatalmente, le tre storie finiranno per incrociarsi.

Probabilmente il punto migliore da cui cominciare è il «Racconto di Natale» di Charles Dickens. George è appassionato delle opere dello scrittore inglese, che ascolta narrate dall’attore Derek Jacobi prima di prendere sonno. A Londra visiterà la casa di Dickens e assisterà a una lettura pubblica di Jacobi. Chi ricorda il «Racconto di Natale» dovrebbe aver presente che i tre fantasmi che si presentano al vecchio Scrooge nella notte di Natale hanno il compito di aprirgli gli occhi sulla sua vita egoista e miserabile e di indurlo a cambiare interiormente. Non si tratta, pertanto, di fantasy, ma di coscienza, umanità e psicologia. Clint Eastwood fa lo stesso. Sulla base della storia scritta e sceneggiata da Peter Morgan, prende in esame il percorso di tre persone cui in qualche modo l’esperienza della morte rende difficile continuare a vivere. In un caso, Marie, per la consapevolezza di aver sfiorato la morte in modo da rimettere in discussione la propria esistenza. Nell’altro, Marcus, per l’impossibilità di accettare una perdita traumatica e davvero troppo vicina. Nel terzo, George, per la difficoltà di accettare un dono più pesante di un macigno. Facendo convergere le tre vicende, Eastwood mostra di avere molto a cuore una serenità di vita che si può tradurre nel termine «oggi» e che sa mettere in immagini con toccante sensibilità. Per quanto riguarda il domani, che al momento si presenta come un aldilà cupo nel quale si aggirano indistinte ombre alla ricerca di un Dio che potrebbe non esserci, c’è ancora un bel po’ di lavoro da fare.

HEREAFTER (Id.) di Clint Eastwood.Con Matt Damon, Cécile de France, Marthe Keller, Thierry Neuvic, Frankie McLaren, George McLaren, Bryce Dallas Howard. USA 2010; Drammatico; Colore