HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE PARTE 2

DI FRANCESCO MININNI

Tutto cominciò undici anni fa. La saga di Harry Potter, sette anni in letteratura e undici in cinema, sembra arrivata a una logica conclusione inducendo, oltre a prevedibili bilanci, anche a una domanda di fondo: è veramente finita? Chi lo sa. Può anche darsi che la signora Rowling decida, come da lei stessa ventilato, di tornare a giocare con i suoi personaggi immaginando prequel, sequel e quant’altro. Oppure può darsi che uno dei fenomeni commerciali più eclatanti degli ultimi anni sia arrivato alla fine (davvero, sarebbe ben strano).

Resta il fatto che dall’ultimo capitolo, suddiviso dalla Warner in due parti, la prima in formato normale, la seconda in 3D, si conferma e si amplia quanto già avevamo capito se non dalla prima almeno dalla seconda puntata: le vicende del maghetto e dei suoi amici e nemici traggono forza e nutrimento dalle atmosfere oscure del cinema horror più che da quelle dolci e ovattate della fiaba. Proprio per questo motivo gli autori hanno apportato qualche modifica all’ultimo romanzo della saga (presumiamo con la benedizione dell’autrice) trasformando il tanto atteso scontro finale tra Harry e Voldemort in una resa dei conti in piena regola nella quale non conta soltanto il valore del singolo ma la forza del gruppo.

Che, a ben guardare, dà più senso alla battaglia di quanto non facesse il debole Limbo della Rowling, utilizzato nel film in una fase intermedia e non risolutrice. Dobbiamo dire che, pur continuando a nutrire scarsa passione per il fenomeno Potter, quest’ultima puntata (sempre che lo sia veramente) può contare su notevoli escursioni drammatiche, su una stratificazione meditata di atmosfere dark, sulla positiva assenza (è la prima volta) dei babbani (cioè di noi tutti) e sulla capacità degli autori di tirare le fila del racconto senza perdersi i pezzi per strada.

Non dovremmo raccontare la storia e non lo faremo. Basti sapere che Voldemort attende Harry Potter per lo scontro finale, che naturalmente avverrà a Hogwarts, e che i famosi doni della Morte (il mantello dell’invisibilità, la pietra dell’evocazione dei defunti e la bacchetta più potente del mondo) avranno il loro peso nelle sorti del duello. Naturalmente il finale è sinistramente aperto a un eventuale “continua” che soltanto il futuro potrà confermare o smentire.

In conclusione manteniamo i nostri dubbi sul valore educativo delle vicende di Harry Potter, mago tra i maghi in un mondo che non c’è, anche se la delimitazione tra Bene e Male è ragionevolmente ben marcata. Prendiamo atto del fatto che il regista David Yates, alla sua quarta presenza, ha acquistato una certa sicurezza anche a confronto con budget miliardari e una produzione molto, molto presente. Ci rendiamo conto (e non è la prima volta) che il gioco dei rimandi e delle citazioni è di quelli che potrebbe non aver mai fine. In almeno due casi si tratta di citazioni speculari: l’apparizione di papà e mamma Potter, Sirius Black e Remus prima dello scontro finale evoca il terzetto Yoda, Obi-Wan e Darth Vader che assistono compiaciuti alla festa degli Ewoks alla fine de «Il ritorno dello Jedi», mentre Sirius che rivolto ad Harry e indicando il suo cuore afferma: «Noi saremo sempre qui», beh, è più di un semplice ricordo del finale di «E.T.». Niente di male: in quell’ambiente fatto di maghi, stregoni, robot, extraterrestri e archeologi d’assalto, la citazione più che un furto con destrezza è un segno di deferenza e rispetto che può essere contraccambiato senza bisogno di adire le vie legali. Ora che Harry Potter ha concluso il suo percorso trasformandosi da maghetto sorridente in uomo riflessivo con normali carichi di responsabilità, c’è da chiedersi se sarà in grado di affrontarle come tutti noi oppure se la bacchetta magica sarà sempre pronta a dargli una mano. Come si dice: un dono può anche essere un gravoso peso da portare.

HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE PARTE 2 (Harry Potter and the Deathly Hallows Part 2) di David Yates. Con Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes, Alan Rickman. USA/GB 2011; Fantastico; Colore