Gli ultimi giorni di un mito: «CALLAS FOREVER»

di FRancesco MininniL’estremo omaggio di Zeffirelli alla grande Callas poteva essere l’occasione per una storia di umanità e genio, per un ritratto in cui convivessero ricchezza e povertà, passione e solitudine, dignità e successo. «Callas Forever», invece, è un film diviso in due: da una parte la storia degli ultimi giorni di un mito, dall’altra l’invenzione di un estremo tentativo di riportare la cantante alla grandezza di una volta con l’aiuto dei mezzi che la tecnica moderna mette a disposizione. L’intenzione è lodevole, ma il risultato tutt’altro che omogeneo. Come in tutti quei casi in cui personaggi realmente vissuti convivono con altri frutto di fantasia, nel film si avverte evidente la frizione tra Maria Callas e l’impresario Larry Kelly: la prima con il peso dei ricordi, la perdita della voce, le notti insonni, lo stupore attonito di fronte a una vita che molto ha dato e tutto ha preso; il secondo con una serie di quadretti di maniera sul senso degli affari, la capacità di rinunciare a facili guadagni in nome di una grande amicizia, un legame omosessuale del tutto inutile nel contesto del film e tutte le sfumature prevedibili di un personaggio costruito a tavolino.

Così «Callas Forever» si può schematicamente dividere in tre parti. La prima, senz’altro la migliore, con tutto ciò che di vero può esserci nell’inarrestabile declino della cantante. La seconda, piuttosto di maniera, sulle riprese di una «Carmen» nella quale una vecchia registrazione avrebbe restituito alla Callas la voce di un tempo. La terza, di gran lunga la più deludente, nella quale diventa insostenibile il peso di un’invenzione sia pure dettata da amore e rispetto. C’è tuttavia, in «Callas Forever», un’ancora di salvezza che permette a Zeffirelli di evitare una seconda brutta figura dopo «Il giovane Toscanini».

Pur prendendo atto di un’idea del personaggio scarsamente critica e più tendente a una sorta di beatificazione, è necessario concentrarsi sul contributo degli attori. Se Jeremy Irons non ha alcuna possibilità di andare al di là di un impresario di maniera, Fanny Ardant è una Maria Callas appassionata e, a parte la differenza di naso che saggiamente nessuno ha pensato a ritoccare, molto credibile. Dove si dimostra come gli attori di razza siano in grado di far dimenticare qualunque mancanza di somiglianza con un lampo negli occhi o un gesto di una mano.

CALLAS FOREVER di F. Zeffirelli. Con F. Ardant, J. Irons, J. Plowright, G. Garko