GLI AMORI FOLLI

di FRANCESCO MININNI

La bella vecchiaia di Alain Resnais (88 anni suonati) potrebbe anche essere una straordinaria giovinezza. È un fatto che i suoi temi prediletti, ovverosia l’insolito e l’impossibile nel quotidiano, l’enigma dell’essere, l’ineluttabilità della morte, la trasformazione di eventi ordinari in sciarade irrisolvibili, si siano da un po’ di tempo convogliati in contenitori più volatili: non più le geometrie surreali de «L’anno scorso a Marienbad» o il cupo esistenzialismo di «Providence», ma le canzoni al posto dei dialoghi in «Parole, parole, parole», la vitalità quasi farsesca di «Cuori» e, adesso, il puro piacere del racconto de «Gli amori folli». Che, in realtà, si intitola «Les herbes folles», ovverosia quelle erbe selvatiche che crescono dove vogliono, nei prati o facendosi largo nelle crepe dell’asfalto, senza alcun bisogno di cure o semine o giardinaggio.

Proprio come certe passioni, che sembrano nascere dal niente, maturano, crescono, si ingigantiscono e deflagrano senza che, a quanto pare, nessuno possa farci niente. Da un punto di vista esistenziale, ciò conferma la tendenza dell’autore al pessimismo: «Gli amori folli» ribadisce come la vita, ridendo e scherzando, non faccia altro che prenderci per mano e condurci verso la morte. Si dirà che non è una teoria nuova e che tutti ne parlano. Ma Resnais aggira l’ostacolo: il suo film, più che una cupa riflessione esistenziale, è un appassionato atto d’amore verso il cinema.

Marguerite subisce il furto della borsetta in strada. Poco dopo Georges ritrova il portafogli nel parcheggio di un centro commerciale. L’esame delle fotografie apposte sui documenti lo porta a fantasticare, a cercare di farsi un’idea e, finalmente, a decidere di voler conoscere la donna. Nel frattempo, mentre il pubblico si chiede cosa mai possa esserci nel passato di Georges per renderlo così ambiguo e quasi minaccioso, il rapporto prende forma. Conversazioni telefoniche, lettere, addirittura una mediazione della polizia, l’intervento della moglie di Georges che sembra favorire l’incontro e finalmente, all’uscita di un cinema nel quale si proietta «I ponti di Toko-Ri», il fatale faccia a faccia. E nessuno si accorge che, mentre i protagonisti si cercano e si sfuggono con uguale accanimento, la morte si avvicina a grandi passi.

Il racconto di Resnais è costruito con ammirevole coerenza su una serie di costanti e variabili: gli umori, i misteri, l’erotismo che esplode negli sguardi, i suoni e i colori, le ricostruzioni scenografiche meravigliosamente finte (la strada del cinema e del bar: un vero capolavoro), certe reazioni incomprensibili, l’interagire tra i protagonisti e una passione mai realmente concreta, addirittura le dimensioni variabili dei mobili e dell’oggettistica. Tutto parla di cinema, cioè di finzione, cioè di storia del cinema stesso: basterebbe il folgorante inizio con la presentazione dei due protagonisti non a figura intera, ma soltanto seguendone i passi (quindi le scarpe) in strada e sul marciapiede, proprio come accadeva all’inizio di «Delitto per delitto» di Hitchcock, per far capire che «Gli amori folli» non parla esattamente di vita vera, ma di quella vita che sembra vera soltanto perché resa tale dall’abilità di un regista e dalla disponibilità di un pubblico a lasciarsi «abbindolare».

Dopodiché, è inutile scervellarsi a capire e a voler per forza far combaciare tutti i pezzi del puzzle: tanto varrebbe pretendere di risolvere d’un colpo i problemi della propria esistenza, analoghi e diversi ma sicuramente meno scenografici e articolati. Meglio lasciarsi andare al piacere del racconto, alle sorridenti tristezze dell’autore e a una giovinezza creativa che sembra ancora ben lontana dall’esaurimento. Si prestano al gioco (che, per quanto triste, resta tale) Sabine Azéma, capace di passare dallo stupore alla determinazione con straordinaria naturalezza, e André Dussollier, uno degli attori più capaci di sostenere un primissimo piano senza mai perdere l’espressione richiesta. E si presta, soprattutto, Alain Resnais, un ottantottenne che ne ha di strada da fare.

GLI AMORI FOLLI (Les herbes folles) di Alain Resnais. Con Sabine Azéma, André Dussollier, Anne Consigny, Emmanuelle Devos, Mathieu Amalric. FRANCIA/ITALIA 2009; Drammatico; Colore