GIUSTIZIA PRIVATA

DI FRANCESCO MININNI

Appare evidente come «Giustizia privata» di F. Gary Gray (autore del thriller «Il negoziatore», ma anche del satirico «Be Cool») giochi tutte le proprie carte sul principio dell’accumulo e della stratificazione. Lo si capisce fin dal principio, quando la vita del padre di famiglia Clyde Shelton è sconvolta da due eventi. Prima due balordi entrano in casa sua a scopo di rapina, ma già che ci sono violentano la moglie e uccidono lei e la figlioletta. Poi l’avvocato che lo patrocina patteggia con la difesa ottenendo che uno dei due criminali finisca giustiziato grazie alla testimonianza dell’altro. In cambio l’altro (che è in realtà responsabile unico del misfatto) ottiene una condanna mite e si ritrova presto in libertà. A questo punto il buon padre di famiglia, rendendosi conto che tutto ciò che è accaduto è dovuto a una concomitanza di pubblici disservizi, svela la propria reale personalità. Si dà il caso, infatti, che Clyde Shelton sia un pezzo grosso del servizi segreti (o forze speciali, se preferite). Uno che, quando decide la morte di qualcuno, la ottiene sempre e comunque indipendentemente dalle condizioni esterne e dalla situazione in cui egli stesso si trova.

Da questo momento il film di Gray smette i panni dell’ennesima vendetta privata, che si consuma dopo appena venti minuti di racconto, e indossa quelli del thriller fantascientifico. Sì, perché credere all’esistenza di personaggi come Shelton e prendere per buone tutte le sue azioni nel corso della storia sono due cose completamente diverse. Cioè, credere che ci siano soggetti capaci di tutto grazie anche a straordinarie capacità tecniche e fisiche non è un problema: lo è invece lasciarsi convincere che tutto ciò cui assistiamo nel film sia plausibile e realizzabile. Senza contare che «Giustizia privata» ha una peculiarità che lo rende particolarmente sgradevole: qualunque personaggio del film, da Shelton all’avvocato, dal sindaco di Filadelfia ai poliziotti, dai criminali alla gente comune, fa parte con gradazioni diverse del meccanismo perverso che potrebbe ricondursi al concetto di male assoluto. Ovverosia, non c’è nessuno per cui parteggiare perché, come si suol dire, sono tutti colpevoli. Pertanto allo spettatore non resta che subire bordate di violenza pirotecnica con frequenti rovesciamenti di fronte e davvero troppi episodi logicamente inspiegabili, traendone comunque l’impressione di essersi divertito.

Francamente, «Giustizia privata» si segue senza sbadigli. Ma, dovendo tirare le somme e optare per una tematica piuttosto che un’altra, ci si trova in grosse difficoltà. C’è un versante interessante che fa capire come la proliferazione di supercervelli che teoricamente dovrebbero rassicurare i cittadini che pagano le tasse potrebbe diventare un grosso problema nel momento in cui il superman dovesse rivoltarsi contro i datori di lavoro. Se prendiamo Rambo, lo rendiamo molto tecnologico e lo dotiamo di mezzi illimitati, otterremo Clyde Shelton che, diversamente da quanto il titolo italiano lascerebbe supporre, non ce l’ha soltanto con chi gli ha ucciso moglie e figlia. Shelton, che è stato a stretto contatto con i centri del potere, ce l’ha con tutti: la polizia, l’avvocato, la famiglia dell’avvocato, giudici e uomini politici, lo stesso sindaco della città. E quindi la sua azione è a tutti gli effetti una sorta di crociata moralizzatrice che dovrebbe puntare l’indice contro molte storture del sistema corrente indicando anche il metodo più spiccio per porvi rimedio. È evidente che, con queste premesse, «Giustizia privata» si rivela per quel che è: un thriller a effetto realizzato senza badare a spese, ben ritmato e pirotecnico. Bene, a patto di non porsi questioni etiche o anche semplicemente logiche la prima delle quali è: perché anche Shelton non è caduto sotto i colpi del pazzo assassino? La risposta è (quella sì) logica: perché non ci sarebbe stato alcun film.

Piuttosto, c’è un’interessante questione che vorremmo sottoporvi. In «Deep Impact», quando la cometa colpiva il nostro pianeta, il presidente degli Stati Uniti era di colore. E lo era anche in «2012» al momento in cui si ipotizzava la fine del mondo. Qui, con Shelton che ammazza tutti, il sindaco di Filadelfia è una donna di colore. Siamo sicuri che il problema del razzismo negli Stati Uniti sia veramente risolto?

GIUSTIZIA PRIVATA (Law Abiding Citizen) di F. Gary Gray.Con Gerard Butler, Jamie Foxx, Colm Meaney,Leslie Bibb. USA 2009; Thriller; Colore