Foxfire – Ragazze cattive

Indubbiamente in un momento in cui i divieti sono diventati merce rara può stupire che proprio «Foxfire» sia incappato negli strali censori, perché è pur vero che le sue finalità sembrano essere l’analisi obiettiva delle gesta di un gruppo di ragazze che a metà degli anni Cinquanta si ribellarono nello stato di New York a vessazioni e discriminazioni fondando una sorta di comune femminile e reagendo anche con violenza allo strapotere maschile.

C’è da dire però che le Foxfire non furono né antesignane del femminismo né in alcun modo ispiratrici di altre iniziative del genere. Ovvero, la loro esperienza riguardò soltanto loro configurandosi come caso isolato. E c’è anche da dire che Cantet, alla sua prima esperienza di un film girato in lingua inglese, ha voluto esasperare i toni rendendo il film sovraccarico e tutt’altro che omogeneo. La difficoltà maggiore sta nella scelta del punto di vista: non è facile decidere se l’autore sia interamente critico nei confronti dell’operato delle Foxfire o se in alcuni casi si lasci andare a una sorta di comprensione che sfocia nell’approvazione. Viene da pensare che, essendo nelle intenzioni di Cantet realizzare un film sostanzialmente politico, non gli sia stato possibile distinguere fino in fondo tra giusto e sbagliato nella rappresentazione di un evento che, se proprio deve mantenere le caratteristiche di una rivoluzione, finisce per sembrare poca cosa in confronto a fenomeni molto più radicali e drastici (e soprattutto dagli effetti più duraturi).

Le gesta di Legs, Rita, Maddy, Violet, Lana e altre partirono come rivalsa nei confronti di una società in cui le donne potevano esistere solo all’ombra degli uomini, ma si trasformarono presto in atti di ordinaria criminalità che culminarono nel rapimento di un uomo facoltoso in previsione di ottenere un riscatto. La conclusione è in un certo senso schematica: quelle di loro che viaggiavano a rimorchio si reintegrarono nella società civile ed ebbero esistenze ordinarie. La sola Legs, a quanto pare, continuò a perseguire ideali rivoluzionari finendo a fare la guerrigliera nella rivoluzione cubana.

Può darsi che nei piani di Cantet ci fosse la volontà di distinguere legittime rivendicazioni da degenerazioni criminali. È un fatto, però, che «Foxfire» non riesce a tradurre questa volontà in pratica e finisce per perdersi nell’accumulo di avvenimenti che a lungo andare trasforma il film in un campione di ambiguità di difficile decrittazione. Sia stata la passione politica dell’autore (che ha desunto il soggetto da un romanzo di Joyce Carol Oates) o una realtà americana molto diversa dagli scenari francesi a lui più familiari, non si può negare che «Foxfire» sia sicuramente irrisolto e obiettivamente compromesso da una durata eccessiva che aumenta in modo esponenziale le possibilità di fraintendimento. Da ascrivere a Cantet la scelta di attrici funzionali e, soprattutto nel caso della protagonista Raven Adamson (Legs), molto credibili come ribelli ante litteram. A fronte di una rappresentazione spesso melodrammatica e in questo senso datata, però, non si può non rimpiangere lo stile documentaristico e lontano da ogni forzatura che Cantet aveva sfoggiato ne «La classe», che ad oggi resta sicuramente il suo film più riuscito. Il divieto ai minori, a questo punto, diventa un problema di poco conto.FOXFIRE – RAGAZZE CATTIVE (Foxfire) di Laurent Cantet. Con Raven Adamson, Katie Coseni, Madeleine Bisson, Claire Mazerolle, Rachael Nyhuus. Francia 2012; Drammatico; Colore