«FLIGHTPLAN / MISTERO IN VOLO»

DI FRANCESCO MININNINel 1938, ne «La signora scompare» di Alfred Hitchcock, l’anziana miss Froy spariva da un treno in viaggio e nessuno ricordava di averla vista. Nel 1965, in «Bunny Lake è scomparsa» di Otto Preminger, era una bambina a sparire, mentre il difficile equilibrio psichico della madre induceva a chiedersi se esistesse realmente. Così, passando attraverso la scomparsa di qualche moglie (in «Frantic» di Roman Polanski e in «Breakdown» di Jonathan Mostow) o fidanzata (in «The Vanishing» di George Sluizer), arriviamo ad oggi quando, su un grosso aereo di linea in viaggio dalla Germania a New York, sparisce Julia. L’idea alla base di «Flightplan» di Robert Schwentke, molto simile a quella sviluppata da Hitchcock, suggerisce la possibilità che una persona possa scomparire in uno spazio circoscritto dal quale sia impossibile allontanarsi. Il che, associato all’idea di Preminger di insinuare qualche dubbio sull’effettiva presenza (o esistenza) della bambina, dovrebbe portare a un risultato di assoluta angoscia e perdita di punti di riferimento logici o rassicuranti.Peccato, però, che Schwentke e i suoi sceneggiatori non siano né Hitchcock né Preminger. L’ironia del primo e la patologica ambiguità del secondo restano un ricordo lontano: «Flightplan», che riconduce tutto a un semplice dirottamento a scopo di lucro, richiede l’assoluta disponibilità a dare per buone una serie di coincidenze che, se esaminate a freddo, smontano il giocattolo in un batter d’occhio. Si comincia con un accumulo di tristezze: Grace e Julia tornano a New York per seppellire il marito (e padre) caduto da un tetto in Germania. Madre e figlia sono le prime a salire in aereo, di modo che nessuno possa ricordarsi di aver visto la bambina. Julia, d’altronde, non risulta iscritta nell’elenco dei passeggeri. Non solo: il direttore dell’obitorio tedesco comunica che dal tetto sono caduti in due, padre e figlia. Colpi che abbatterebbero un gigante stimolano invece l’istinto materno di Grace, che incidentalmente è anche ingegnere aereo e ha progettato l’apparecchio su cui sta volando. Situazioni che un buon comandante saprebbe padroneggiare co qualche accorgimento pratico, si trasformano invece in una specie di Luna Park con ruota panoramica, ottovolante e tunnel delle streghe. All’uscita del quale avremo capito che Grace è più forte di tutto, che il dirottatore è un povero imbecille e che Julia, di ritorno dal paese delle coincidenze, è pronta per sottoporsi a un’autentica terapia psicologica per uscire da problemi dei quali sicuramente non ha capito nulla.Un maestro, o più semplicemente uno bravo, avrebbe trasformato «Flightplan» in un’appendice thriller a «L’aereo più pazzo del mondo». Schwentke, invece, pretende di fare sul serio e si affida a un’attrice, Jodie Foster, che ha la caratteristica di mantenere sempre una certa distanza tra sé e il personaggio. Così anche il coinvolgimento emotivo fa difetto.

Dimenticavamo: «Flightplan» è distribuito dalla Buena Vista. Quindi è un prodotto Disney.

FLIGHTPLAN / MISTERO IN VOLO (Flightplan) di Robert Schwentke. Con Jodie Foster, Peter Sarsgaard, Sean Bean. USA 2005; Thriller; Colore