Euforia
Prima di affrontare direttamente la valutazione del film di Valeria Golino Euforia, riteniamo opportuna una generale riflessione sul cinema italiano. Ultimamente (che in realtà vuol dire da diversi anni) il cinema italiano d’autore ma anche quello più popolare sembrano aver eletto a tematica principale la famiglia. Famiglie vere, famiglie presunte, famiglie che si sfasciano, famiglie che si ritrovano, famiglie che si distruggono. A questo ramo principale si aggiunge sovente la tematica della malattia, della sofferenza che può a seconda dei casi far crescere o annichilire. Posto il fatto che si tratta comunque di tematiche sempre attuali e presenti, non si può non rilevare come spesso il ricorso ad esse finisca per creare una sorta di maniera che prevede la famiglia in crisi e la necessità di una sorta di collante rappresentato dalla malattia.
Poi è evidente che esistono casi particolari che trascendono la maniera per offrire una visione personale che fa dimenticare la riproposta dei temi. Pensiamo a Nanni Moretti (più Mia madre che La stanza del figlio), a Pupi Avati (Una sconfinata giovinezza), a Gianni Amelio (La tenerezza), a Marco Bellocchio (Fai bei sogni) o a Edoardo Winspeare (In grazia di Dio). Valeria Golino, che dopo Miele torna alla regia con una storia di fratelli e di rinascita di un dialogo interrotto da tempo, sta nel mezzo. Non specula, cioè, sull’elemento del malato terminale e cerca per quanto può di raccontare il riavvicinamento tra Ettore e Matteo come un momento di assoluta libertà dagli schemi (quindi anche quelli previsti dalla malattia) che porti a un nuovo inizio. Senza lieto fine, ma con una conclusione interlocutoria che dimentica (volutamente) l’evoluzione del male concentrandosi su un sorriso ritrovato. D’altronde, la storia che racconta è anche imbevuta di luoghi comuni a partire dal fatto che Matteo, l’uomo di successo, è gay, mentre Ettore, l’ammalato, è quello che si è sempre tenuto ai margini tra ironia e autocritica. Il risultato è un film incompleto ma ricco di elementi di interesse.
Matteo è un imprenditore di successo (la sua ultima idea: un centro accoglienza in Kenya come non se ne sono mai visti), che vive con sfrontatezza tutte le contraddizioni dell’esistenza e che, non a caso, è omosessuale dichiarato. Ettore, suo fratello, è rimasto nella provincia in cui è nato cercando di stare sempre un passo indietro. Si ritrovano il giorno in cui Ettore ha bisogno di cure mediche per quello che si rivelerà un tumore al cervello. Matteo lo ospita e fatalmente tutte le loro differenze porteranno a qualche conflitto. Fino al momento in cui, quando Ettore capisce di avere un brutto male, decideranno che è arrivato il momento di accantonare le differenze e di lavorare su tutto ciò che li rende simili. Così i fratelli potranno riabbracciarsi senza secondi fini.
La grande fortuna di Euforia è quella di aver trovato due protagonisti complementari che aiutano a dimenticare i luoghi comuni. Riccardo Scamarcio dà a Matteo tutta l’apparente sicurezza e la fondamentale fragilità che lo contraddistingue. Valerio Mastandrea, perfetto provinciale, alterna rabbia e ironia con assoluta padronanza dei toni. La loro interazione, come dimostra la scena in cui in ospedale ballano insieme «Guarda gli asini» di Laurel & Hardy, vale probabilmente più di regia e sceneggiatura. Valeria Golino, da parte sua, ribadisce il proprio interesse per situazioni estreme (in Miele era il fine vita) imponendosi di non scivolare mai nel sentimentalismo o nell’ovvietà. E complessivamente riesce a padroneggiare una materia rischiosa, soprattutto evitando facili conclusioni e lasciando tutto in sospeso con la richiesta di un contributo da parte dello spettatore. Se questo da una parte allontana lacrime inutili, dall’altra finisce per inquadrare Euforia in un contesto più simile alla commedia all’italiana che al dramma familiare. Dove Scamarcio potrebbe evocare certi personaggi di Vittorio Gassman, sbruffoni e di successo ma intimamente fragili e Mastandrea, più che il vittimismo di Sordi, i dubbi ansiosi di Nino Manfredi. Tutti modelli duri a morire.
EUFORIA di Valeria Golino. Con Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi, Marzia Ubaldi, Jasmine Trinca. ITALIA 2018; Drammatico; Colore.