«DOPO MEZZANOTTE»
Martino ha qualche difficoltà a vivere con la gente. Preferisce chiudersi nel Museo del Cinema, del quale è guardiano notturno, e vedere vecchi film muti (il suo prediletto è Buster Keaton) osservando tutt’al più le luci di Torino dall’alto. Il mondo di fuori, però, lo attende: una notte Amanda, cercando di sfuggire alla polizia, si rifugia proprio nella Mole. E Amanda, in senso lato, non è sola: sta con l’Angelo, un ladro d’auto, che adesso la sta cercando. Comunque vada, le cose per i tre giovani non potranno più essere le stesse…
Ferrario ha molto affetto per i suoi personaggi e un grande amore per il cinema. Questo lo porta da una parte a rappresentarli con fin troppa dolcezza, dall’altra a servirsi senza risparmio dell’arma a doppio taglio della citazione. Da due difetti, tuttavia, potrebbe nascere un pregio: «Dopo mezzanotte» diventa la storia di giovani d’oggi che, sognando il cinema, si ritrovano a vivere in un mondo diverso, a due passi dalla realtà. Ecco perché il film non ha pretese di radiografia generazionale (ce ne sono fin troppe): chiede soltanto che il pubblico, interessato a tre diverse solitudini in cerca di compagnia, si ricordi pian piano di un cinema che non c’è più e invece c’è ancora. Che magari, facendo uno sforzo sovrumano, riesca a ricordarsi di un genio chiamato Buster Keaton, meno amato di Chaplin e forse più grande di lui. In questo senso Martino, Amanda e l’Angelo potrebbero svolgere una importante funzione di tramite.
Cosa resta da dire? Che questi tre spiriti inquieti mostrano qualche punto di contatto con i sognatori di Bernardo Bertolucci («The Dreamers», appunto). Ma con una differenza di fondo: i ragazzi di Bertolucci partivano dal cinema e finivano sulle barricate, quelli di Ferrario vorrebbero una realtà diversa e si rifugiano nel cinema. Uno pretende di essere un percorso storico, l’altro è un semplice atto d’amore.
DOPO MEZZANOTTE di Davide Ferrario. Con Giorgio Pasotti, Francesca Inaudi, Fabio Troiano, Francesca Picozza. ITALIA 2004; Commedia; Colore