Domino

Gli ultimi film di Brian De Palma erano Redacted e Passion. Il primo, girato in economia e dallo stile quasi sperimentale, era una riflessione anche interessante sulla guerra in Iraq. Il secondo, un thriller claustrofobico dominato dall’ossessione, assomigliava indubbiamente allo stile e alle modalità di racconto dell’autore ma falliva nelle atmosfere e non faceva che ripetere cose note.

Da allora, anno 2012, De Palma è sparito. Anzi, sembra che soprattutto negli Stati Uniti (quindi a Hollywood) sia stato dimenticato. Che sia invecchiato è fuor di dubbio: in fin dei conti nel 2020 avrà ottant’anni. Ma da qui a cestinarlo ce ne corre. E allora ecco Domino, per realizzare il quale De Palma è venuto in Europa affidandosi a una coproduzione tra Danimarca, Francia, Italia, Paesi Bassi e Belgio.

Alla prova dei fatti, sembra che pur di lavorare abbia accettato di tutto: una sceneggiatura non sua (del norvegese Petter Skavlan), mezzi tecnici modesti e soprattutto nessun controllo sul risultato finale. E qui subentra il gran rifiuto: nella convinzione che i tagli effettuati dalla produzione (con prevalenza danese) abbiano snaturato il film, De Palma ne ha disconosciuto l’edizione distribuita affermando che non possa in alcun modo dirsi opera sua. A noi, invece, subentra un dubbio: in che modo si possa pensare di migliorare il risultato di Domino aggiungendo materiale scartato e rimontando il tutto, questo è veramente un mistero. Chi conosce un po’ il cinema incostante di De Palma sa che una delle sue caratteristiche più qualificanti è quella di distaccarsi dalla realtà pura e semplice per costruire una sorta di mondo parallelo nel quale coltivare ossessioni, fobie, incubi e deviazioni. Poi, se uno vuole, può anche tentare di applicare questo alla realtà vissuta traendone un quadro assai poco rassicurante. E invece Domino racconta di terrorismo, di Isis, di Cia e di giochi di potere: tutte cose dalle quali è difficile astrarre per portarle via dalla realtà.

Anno 2020. A Copenaghen i poliziotti Christian e Lars intervengono per un caso di lite familiare con schiamazzi notturni. La posta in gioco, in realtà, è molto più alta e ne fa le spese Lars, che aveva una moglie invalida e un’amante poliziotta. Christian è indagato per essersi presentato sul posto disarmato, ma la coincidenza di alcuni indizi lo induce a disinteressarsi della disciplinare e a lanciarsi con la collega Alex (ovviamente l’amante di Lars) in un rischioso intrigo internazionale sulle tracce di un prossimo attentato dell’Isis che avverrà in Almeria durante una corrida. Su tutto, per rendere il suo percorso ancora più complicato, vigila la Cia.

In pratica, si comincia con un poliziotto che esce di casa dimenticando la pistola. Non è una buona credenziale per imbastire una storia credibile. Poi subentra un’appendice sentimentale che, alla prova dei fatti, si rivela assolutamente inutile a far progredire il racconto. E si finisce con il tentativo di attentato kamikaze nella plaza de toros che, per quanto ritmato dalla musica di Pino Donaggio che ripropone i ritmi di un bolero, appare disarmante sia nella preparazione che nella messa in atto. L’unico momento di autentica ironia che ovviamente non basta a risollevare le sorti del prodotto è una battuta dell’agente della Cia Joe Martin che, quando Alex chiede come facciano a sapere della sua relazione con Lars, risponde: «Siamo americani, leggiamo le mail».

Per il resto, armati di santa pazienza, possiamo anche provare a rintracciare elementi tecnici tipici di De Palma, gli unici presenti nel film: un accenno di split screen durante la corrida, il lento carrello sulla pistola mentre Christian esce di casa. E ci si chiede: possibile che i produttori abbiano fatto un tale scempio da lasciare soltanto queste piccole tracce? Ma più ancora, a monte, quali elementi presenti nella storia possono aver indotto De Palma a mettere il proprio nome nell’impresa? In fondo c’è un film precedente che potrebbe avere qualche analogia: è Omicidio in diretta, che però era girato tutto in piano sequenza e inventava un linguaggio quasi nuovo. Altri tempi.

DOMINO (Id.) di Brian De Palma. Con Nikolaj Coster-Waldau, Carice van Houten, Guy Pearce, Paprika Steen, Mohammed Azaay, Eriq Ebouaney. DK/F/I/B/NL 2019; Thriller; Colore.