Devil’s knot – Fino a prova contraria

Il dato stilistico più rilevante dell’autore, infatti, è la capacità di astrarre dal quotidiano per collocarsi in una dimensione che, senza essere davvero surreale, possiede molte caratteristiche del sogno (o dell’incubo). Dopo un lungo periodo di stallo seguito all’exploit di «Il dolce domani», Egoyan torna a battere sentieri molto simili in «Devil’s Knot – Fino a prova contraria», che dovrebbe essere la ricostruzione di un tragico evento avvenuto nel 1993 a West Memphis, Arkansas, dove tre adolescenti, ribattezzati i West Memphis Three, furono accusati dell’omicidio di tre bambini all’ombra di stregoneria e sette sataniche, processati e condannati a pene differenti: Damien Echols alla pena capitale, Jason Baldwin all’ergastolo e Jessie Misskelley all’ergastolo più altre due condanne a vent’anni ciascuna.

È un fatto, però, che il processo fu condotto sulla base di elementi indiziari senza che potesse emergere alcuna prova decisiva. Ciò contribuì a scatenare le reazioni di larga parte dell’opinione pubblica, a far sì che personaggi come Winona Ryder, Peter Jackson e Johnny Depp prendessero le parti dei condannati e alla fine che tramite un accordo denominato Alford Plea (ammissione che gli elementi d’accusa fossero fondati e quindi una sorta di colpevolezza in presenza di professione d’innocenza) i tre tornassero in libertà dopo diciotto anni di reclusione.

Egoyan avrebbe potuto realizzare un thriller come tanti, pur caratterizzato da un’assenza di conclusione che in un film di genere rappresenta un rischio non indifferente. Oppure avrebbe potuto realizzare un melodramma di provincia nel quale la tranquilla comunità rivela progressivamente i più disparati scheletri nascosti negli armadi.

Così il film sarebbe stato di volta in volta «Twin Peaks» o «Peyton Place» senza elementi degni di nota. L’autore, invece, si è concentrato proprio sull’assenza di soluzione per elaborare una sorta di scatola cinese che comincia a West Memphis e finisce nelle nebbie dell’incertezza. In questo è stato aiutato da due attori che in un certo senso rafforzano la cifra stilistica del film: Reese Witherspoon, madre di una delle vittime, che dà un taglio netto a una carriera ricca di glamour e abbraccia per intero il ruolo della casalinga ordinaria, e Colin Firth, l’investigatore interessato alle ragioni degli accusati, che si colloca in una dimensione sospesa inducendo più volte a chiedersi se sia fino in fondo un personaggio reale. Qui occorre notare, tuttavia, che «Devil’s Knot» non è un progetto che nasce da Egoyan, cui è stato proposto e che ha accettato di realizzarlo.

L’interesse del film, pertanto, arriva fin dove le capacità di astrazione dell’autore riescono a prendere il sopravvento. Per il resto, il film soffre di un’indecisione di fondo dovuta a una sceneggiatura più volte rivista e rimaneggiata, nella quale le tracce di «Twin Peaks» e «Peyton Place» restano molto visibili e rappresentano un freno a un andamento più libero e autoriale. Assistiamo insomma a un conflitto tra le istanze di un autore che non vorrebbe un thriller di routine e fattori esterni (potremmo chiamarle interferenze di produzione) che premono per un altro percorso. Alla fine le capacità di Egoyan finiscono per prevalere e «Devil’s Knot» è un film nel quale le atmosfere e le astrazioni contano più dell’intreccio in se stesso. Anzi, probabilmente sono le uniche cose a contare realmente. Tutto il resto, dalle indagini al processo, dagli accenni al satanismo alla strategia del sospetto, sono cose che già conoscevamo.DEVIL’S KNOT – FINO A PROVA CONTRARIA (Devil’s Knot)di Atom Egoyan. Con Reese Witherspoon, Colin Firth, James Hamrick, Seth Meriwether, Dane DeHaan. USA 2013; Drammatico; Colore