DESIDERIO
DI FRANCESCO MININNI
A tratti si ha l’impressione di assistere a un documentario. Valeska Grisebach, nel realizzare «Desiderio», ha fatto il possibile per non intervenire, per lasciare che le immagini fossero oggettive e la storia assolutamente naturale, senza il minimo sospetto di interventi «a tavolino» per aggiustare le cose. C’è chi ha paragonato il film alle opere dei fratelli Dardenne («Rosetta», «L’enfant») invocando l’assiduità della macchina da presa nello stare addosso ai personaggi, quasi a voler escludere il resto del mondo e quindi tutto ciò che potrebbe rappresentare elemento di distrazione. Ma i Dardenne intervengono nelle loro storie, eccome. Ogni volta danno l’impressione di rappresentare personaggi che piombano nel nulla, ogni volta permettono loro di risollevarsi con un ultimo soffio di speranza, ogni volta ci impediscono di dire «Lo so come fanno, a cinque minuti dalla fine ». La speranza, in realtà, è un elemento del loro stile al pari della macchina da presa. E anche se non esistesse, per loro ci sarebbe ugualmente. Valeska Grisebach, invece, abbraccia un pessimismo a tutto tondo che sfocia nel fatalismo e che si riflette perfettamente nello stile realistico alle soglie dell’oggettività. Dimenticando, però, che il cinema fa molta fatica a perdere le caratteristiche di finzione e che, se forzato in tal senso, può anche ribellarsi trasformandosi in un oggetto inerte.
Markus, vigile del fuoco e fabbro in un paesino tedesco, è sposato con Ella. Si amano, sono felici, vivono un’esistenza tranquilla e normale. Un giorno, in trasferta per uno scambio di cortesie con i pompieri di un paese vicino, Markus conosce Rose e inizia una relazione che, paradossalmente, non intacca minimamente il suo amore per Ella. Una tragica circostanza fa sì che la moglie venga a conoscenza del fatto. La sua decisione di lasciare il tetto coniugale getta Markus nella disperazione al punto da indurlo a spararsi al cuore. Secondo il racconto di un gruppo di bambini, potrebbe essere sopravvissuto e vivere con una delle due donne. Non sapremo mai se è vero e quale sia la donna in questione.
Parliamo da superficiali osservatori: «Desiderio» ci è parso un film interminabile e, nella sua scansione priva di acuti drammatici o mezzitoni di riflessione, difficilissimo da seguire. Soprattutto perché, a un certo punto, il fatto che la regista si astenga deliberatamente da ogni analisi emotiva o intellettuale, ci lascia indifferenti al progredire degli eventi. Certo, bisogna riconoscere che la scelta dei protagonisti è funzionalissima alle intenzioni della Grisebach: Andreas Müller, Ilka Welz e Anett Dornbusch hanno realmente facce qualunque che escludono la drammaticità convenzionale a beneficio di qualcosa di molto simile al quotidiano. Ma in tutto questo c’è qualcosa che, nel suo piccolo, fa crollare il castello di carte: la caduta di Rose dal terrazzo, senza la quale niente verrebbe a galla, è orchestrata e realizzata in un modo che la rende incomprensibile e, forse, assurda. Fosse l’unico intervento di regia, basterebbe a sollevare forti perplessità sulle capacità drammatiche della regista. Il dialogo finale dei bambini, invece, è molto bello: in cinque minuti fa capire le cose più e meglio degli ottanta minuti precedenti.
DESIDERIO (Sehnsucht) di Valeska Grisebach. Con Andreas Müller, Ilka Welz, Anett Dornbusch, Erika Lemke. GERMANIA 2006; Drammatico; Colore