Criminali come noi

Tutto sommato non ci aspettavamo che un soggetto così tragico potesse rappresentare materiale per una commedia ispano-argentina, Criminali come noi, che evocando a più riprese sia il classico nostrano I soliti ignoti che la commedia brillante di William Wyler Come rubare un milione di dollari e vivere felici riesce a dare voce a un sogno: che un gruppo di poveracci travolti dalla crisi riesca in qualche modo a ribaltare la situazione riprendendosi il maltolto.

Fermin Perlassi, ex-attaccante della squadra di calcio dell’Alsina rimasto famoso per un gol negli ultimi minuti a una squadra rivale, ha l’idea di acquistare un silo in rovina e di formare una cooperativa che si occupi della coltivazione, dello stoccaggio e della vendita dei prodotti della terra. Facendosi forte della propria fama, convince un gruppo di amici e conoscenti a investire nel progetto con prospettive di guadagno e di impiego per molte persone. Capita però che proprio il giorno dopo aver depositato tutto il contante in dollari, su consiglio del direttore della banca, sul proprio conto, il governo emani il famigerato Corralito congelando tutti i depositi. Ma capita anche che il drappello di disperati venga a sapere che tutti i dollari depositati in banca siano stati versati all’avvocato Fortunato Manzi. Per di più, filtra la notizia che l’avvocato abbia acquistato un terreno nel quale ha fatto scavare una buca larga e profonda. Nonostante qualche tentennamento, la mancata cooperativa prende la decisione di riprendersi i soldi.

Che Criminali come noi sia a tutti gli effetti un sogno lo si capisce quando, dopo una meticolosa preparazione e reiterazione di azioni, il tutto si risolve in un lampo lasciando Manzi a terra, disperato e impotente, e permettendo a tutti i poveracci di realizzare ogni proprio sogno, dai più piccoli (due telefoni cellulari a conchiglia) ai più grandi (la cooperativa agricola), non esclusa un’appendice sentimentale. Il che, tra le righe, può significare che la giustizia per gli ultimi è realizzabile soltanto in un contesto fiabesco e che un’invasione di realismo non farebbe altro che azzerare la speranza. Per ribadire ciò Sebastián Borenzstein, autore anche di Cosa piove dal cielo?, utilizza modelli di commedia italiana e hollywoodiana. Se I soliti ignoti dava un quadro preciso  della situazione sociale e politica dell’Italia degli anni Cinquanta e a livello criminale finiva tutt’altro che bene, Come rubare un milione di dollari e vivere felici lasciava la realtà fuori del cinema e inventava un furto irrealizzabile per agevolare una storia d’amore. Dei due precedenti è proprio questo a fare la parte del leone, fornendo a Perlassi l’idea giusta per aggirare il sistema d’allarme installato da Manzi. L’idea di una realtà sognata, però, non allontana affatto la drammaticità della situazione storica che, per quanto strumentale, ha evidentemente un ruolo primario nel racconto. Di modo che Criminali come noi (titolo abbastanza privo di senso: l’originale suonava letteralmente L’odissea dei coglioni) è certamente una commedia, ma riesce a organizzare un gruppo di disperati che, caratterizzati adeguatamente, rendono molto bene l’idea degli indifesi e poveracci rivitalizzati da un sussulto di dignità. Tra gli attori Ricardo Darìn (Cosa piove dal cielo? e Il segreto dei suoi occhi) e Luis Brandoni (Il mio capolavoro): gente che conosce il mestiere ed è in grado di passare da tonalità drammatiche a venature grottesche senza alcuna forzatura. Può anche darsi che i protagonisti siano un’armata Brancaleone, ma non ci fanno mai dimenticare quali ingiustizie li abbiano spinti a imboccare la strada del crimine.

CRIMINALI COME NOI (La odisea de los giles) di Sebastián Borenzstein. Con Ricardo Darín, Luis Brandoni, Chino Darín, Verónica Llinás. ARGENTINA/SPAGNA 2019; Commedia; Colore