«CRASH / CONTATTO FISICO»

DI FRANCESCO MININNIQuando un film che parla di violenza e intolleranza ha alla base un’idea giusta, si può star certi che non avremo il solito film dove tutti sparano e nessuno capisce perché. Paul Haggis, candidato all’Oscar per la sceneggiatura di «Million Dollar Baby», impegnato nella riscrittura americana de «L’ultimo bacio» di Muccino e nel nuovo film di Clint Eastwood «Flags of our Fathers», con qualche esperienza nei cartoon di Hanna & Barbera e in serial televisivi di successo, esordisce nella regia con un film, «Crash / Contatto fisico», che dà una chiara idea delle sue effettive possibilità. Cinema morale e non moralistico, nel quale non si rifugge dalla rappresentazione della violenza (sia essa psicologica o fisica) per arrivare alla chiarificazione di un’idea propositiva, «Crash» mette in campo qualche star che volentieri si prestano ad abbandonare i privilegi della notorietà per calarsi nei panni di gente comune con problemi quotidiani tutt’altro che facili da risolvere. Un po’ perché un problema è un problema, un po’ perché il mondo intorno a noi sembra sempre meno propenso a dare una mano, troppo affannato a rincorrere altri problemi che comunque non saranno risolti.

La struttura corale, in un certo senso concentrica, ci ricorda che Robert Altman con «America oggi» e Paul Thomas Anderson con «Magnolia» hanno già provato a raccontarci il presente con molte crudeltà e un certo beffardo umorismo. Qui, a Los Angeles, può succedere di tutto. Che due balordi rubino l’auto a chi ci siede dentro. Che un poliziotto razzista palpeggi una donna durante una perquisizione e che poi salvi quella stessa donna coinvolta in un incidente stradale. Che un negoziante iraniano, esasperato dall’idea di essere emarginato e truffato, se la prenda con un brav’uomo che gli ha riparato la serratura minacciandolo con una pistola davanti alla figlia. Questo ed altro può succedere. Ma secondo Haggis non esistono persone a senso unico: qualunque disgrazia può essere evitata o ridimensionata dal fatto di avere un contatto con il prossimo. Questo significa un rapporto con il coniuge, con i figli, con i vicini di casa, con i genitori, o anche semplicemente con uno sconosciuto incontrato per strada. Niente di ciò che accade in «Crash» avrebbe lo stesso esito se a reggere le fila delle varie storie ci fosse la solitudine: chi sopravvive morirebbe, chi cambia continuerebbe per la propria strada, chi capisce si terrebbe la propria ignoranza.

Con qualche dubbio su un personaggio, il poliziotto Ryan interpretato da Matt Dillon, il cui cambiamento è più letterario che reale, «Crash» ci fa provare forti emozioni finalizzandole a uno scopo che potremmo chiamare terapeutico. È chiaro che Los Angeles, poco riconoscibile nella sua impersonale periferia, non è solo Los Angeles, come è chiaro che i personaggi vogliono dirci qualcosa che è già dentro di noi. E allora teniamocela cara la nostra povera umanità, prima che decidere da soli non si riveli per quel che è: l’anticamera della morte.

CRASH / CONTATTO FISICO (Crash) di Paul Haggis. Con Don Cheadle, Matt Dillon, Sandra Bullock, Brendan Fraser. USA 2005; Drammatico; Colore