COSA VOGLIO DI PIÙ

DI FRANCESCO MININNI

C’è poco da fare gli spiritosi: il fatto che la protagonista del film di Silvio Soldini si chiami Anna e che il titolo stesso evochi un verso della celebre canzone di Lucio Battisti è tutto fuorché casuale. «Anna» raccontava di un uomo che, pur avendo tutto ciò che poteva desiderare, voleva disperatamente Anna, una sorta di passione incontrollabile che andava contro ogni logica quotidiana. Accade più o meno la stessa cosa nel film: Domenico è sposato con Miriam e ha due figli, Anna convive con Alessio e nella vita ha raggiunto tutto quello che gli altri si aspettavano da lei. Lui naviga in brutte acque economiche, lei vive un rapporto a due che manca completamente di passione. È evidente che, tra i due, è Anna ad avere meno da perdere nella prospettiva di lasciare tutto e cambiare vita, ed è invece Domenico ad avvertire il richiamo di qualcosa di molto simile alla responsabilità. Nell’hinterland milanese, tra treni di pendolari e grattacieli molto popolari, la loro passione esplode e, in assenza di scenari romantici, si consuma in un motel che sembra l’anticamera di un bordello. Mentre Miriam conosce suo marito e finisce per sospettare qualcosa, Alessio sembra vivere in una beata incoscienza che, a lungo andare, potrebbe anche essere disinteresse. Alla fine sarà Anna, alle soglie di una decisione definitiva, a recedere lasciando Domenico alla moglie. Dove andrà lei, nessuno lo sa. Forse neanche lei stessa.

Il primo pensiero va a François Truffaut e a «La signora della porta accanto»: amour fou, amore e morte, passione irrefrenabile contro tutto e tutti. Ma le differenze sono nette: quella di Truffaut era una storia borghese senza peculiarità ambientali, questa di Soldini è una storia proletaria nella quale gli ambienti sono essenziali alla comprensione del racconto. La passione irrefrenabile li accomuna, ma non ci sono né amour fou né amore e morte a condurre le danze.

E dunque, «Cosa voglio di più» è una storia di oggi, ricca di motivazioni, incentrata su due personaggi non fittizi ma altamente credibili, probabilmente guidata da motivi autobiografici o nelle immediate vicinanze, condotta con uno stile molto particolare che prevede lo stare addosso ai personaggi senza perderli in qualche campo lungo, una grande attenzione all’aspetto fotografico e all’importanza dell’illuminazione, una tristezza di fondo che a quanto pare è un segno distintivo dell’autore. E poi c’è il sesso, che ci è parso esplicito ma non compiaciuto, in un certo senso funzionale alla vicenda e imprescindibile per non rendere l’argomento poetico o campato in aria. Rimarrebbe una domanda che mai faremmo a Tinto Brass, ma che a Soldini ci sentiremmo in diritto di rivolgere: pensando e scrivendo una storia del genere, come si fa a capire quali e quanti debbano essere i rapporti intimi da mostrare prima di accorgersi di essere caduti in qualcosa che può andar bene «anche» per un pubblico di guardoni?

In attesa di poter ricevere una risposta, possiamo sottolineare la buona misura drammatica dell’autore, l’eccellente interpretazione di Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher, l’ottimo connubio tra immagini e suoni e, soprattutto, la capacità di trasformare quella che poteva essere una storia d’amore del genere «calore in provincia» nell’analisi meticolosa e sicuramente più sociale che semplicemente psicologica di uno dei grandi dilemmi contemporanei: se cioè sia giusto e lecito abbandonarsi a qualunque tipo di passione senza analizzare (nei rari momenti di lucidità concessi) la possibilità di essere chiamati a rispondere a segnali diversi, non necessariamente legati a convenzioni sociali o a retaggi ancestrali. Se, insomma, le responsabilità che uno sceglie di assumersi nella vita siano soltanto un triste fardello da portare e non piuttosto un modo di misurare amor proprio, onore, senso del dovere e maturità. Questo non c’è bisogno di chiederlo a Soldini: ognuno di noi risponderà come meglio crede.

COSA VOGLIO DI PIÙ di Silvio Soldini. Con Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Teresa Saponangelo, Gigio Alberti. ITALIA/SVIZZERA 2010; Drammatico; Colore