CHE BELLA GIORNATA

DI FRANCESCO MININNI

Diciamo la verità: non era nei nostri piani dedicare lo spazio settimanale al ritorno sugli schermi del nuovo terrunciello d’Italia Checco Zalone (all’anagrafe Luca Medici) con «Che bella giornata», nuovamente diretto, come in «Cado dalle nubi», da Gennaro Nunziante. Ma, con incassi settimanali da far impallidire i cinepanettoni, diventa quasi un dovere cercare di esaminare il fenomeno con tutti i pro e i contro del caso.

Cominciamo col dire che, sia pur in forma trasversale, tra i due film c’è un minimo di differenza, nel senso che, invece di ricalcare pedissequamente l’impianto cabarettistico del primo film, Zalone e Nunziante hanno cercato di elaborare una storia più compiuta e una sceneggiatura più solida. E, da un certo punto di vista, ci sono anche riusciti: se non altro, le canzoni di Checco sono relegate in colonna sonora, la maglietta rosa è ben chiusa nell’armadio e c’è addirittura un tentativo di satira sociale e di polemica politica.

A monte, però, resta il fatto che Zalone è e resta un personaggio essenzialmente televisivo dal quale, avendo capacità che vanno oltre la battuta, il doppio senso e la barzelletta, dovrebbe cercare di liberarsi per raggiungere qualche traguardo più ambizioso. È ovvio che a questa obiezione è Zalone stesso a rispondere «Chi me lo fa fare?». Non si può dargli torto. Cambiare vorrebbe dire rendersi meno riconoscibile agli occhi del pubblico rischiando in un colpo solo popolarità e incassi faticosamente conquistati. Vorrebbe dire ridursi a fare il don Chisciotte in un mondo popolato di mulini a vento. Tant’è: noi continuiamo a pensare che sia Zalone sia (ancora più) Nunziante possano dare di più ed aspettiamo con pazienza che almeno per una volta ci diano ascolto.

Il protagonista si chiama proprio Checco Zalone e, da buttafuori in una discoteca della Brianza, si ritrova, in virtù di clientelismi e parentele, nel servizio di sicurezza del Duomo di Milano proprio nel momento in cui Sufien e Farah, fratello e sorella islamici, decidono di mettere in atto un piano per far saltare la Madunina. Essendo Zalone un ingenuo dalle limitatissime capacità, è scelto come tramite per far arrivare l’esplosivo in cima al Duomo. Ma, essendo anche un cuore tenero e una specie di cucciolone, fa innamorare di sé Farah che al momento buono deciderà diversamente.

È chiaro che i riferimenti all’attualità sociale e politica presenti nel film sono puramente strumentali alla performance comica del protagonista. Diversamente, sarebbe molto difficile da capire come sia possibile che i cosiddetti terroristi si dimostrino tanto comprensivi e disponibili ad accettare la sconfitta, che ogni cosa possa essere risolta attorno a una tavola apparecchiata e che il mondo intero si assoggetti di buon grado alla filosofia dei tarallucci e del vino. D’altronde le presunte incursioni nell’attualità sono legate a fatti e persone già ben conosciuti anche dal cinema: il clientelismo con parenti strategicamente dislocati dappertutto, il sacerdote in carriera che poi sceglierà di rimettersi in gioco in una parrocchia di provincia, gli islamici con corredo di esplosivo e codici cifrati non sono tali da rappresentare un elemento di interesse aggiunto. «Che bella giornata» si fa apprezzare più per una certa leggerezza di tocco e per il tenersi lontano da volgarità gratuite, per qualche gag fulminante (la nonna che fa la calza ma, se si spegne la luce, si addormenta all’istante e viceversa), per la scoperta del bel viso di Nabiha Akkari e per la sostanziale umiltà di fondo degli autori che, non pretendendo di essere sociologi o politologi, si accontentano di far ridere con qualche piccola differenza rispetto alla media attuale della comicità nazionale. È evidente che da qui a scalare la vetta degli incassi ce ne corre: a quanto pare la popolarità televisiva di Zalone (o Medici: come dire il dottor Jekyll e mister Hyde) gioca un ruolo fondamentale. Forse sbagliamo noi a volere di più. Che ci volete fare? Ognuno ha i propri difetti.

CHE BELLA GIORNATAdi Gennaro Nunziante. Con Checco Zalone, Nabiha Akkari, Rocco Papaleo, Ivano Marescotti, Tullio Solenghi, Michele Alhaique. ITALIA 2010; Commedia; Colore