Cha cha cha

Non è un caso se le commedie di Dino sono dure, ciniche, talvolta crudeli, mentre le poche di Marco sembrano più un biglietto da timbrare a inizio carriera («Vado a vivere da solo», «Un ragazzo e una ragazza», «Colpo di fulmine») che un segnale di autentica vocazione. La preferenza di Marco Risi, salvo episodi occasionali, va al dramma, al thriller, alla ricostruzione storica che, in ogni caso, prevedano un retroterra fortemente sociale e politico. Così nascono «Mery per sempre», «Ragazzi fuori», «Il muro di gomma» e «Fortapàsc».

E così nasce «Cha Cha Cha», che però ha una caratteristica particolare: consapevole che il giallo socio-politico non riscuote più il gradimento del pubblico, Risi ha pensato di parlare più o meno degli stessi argomenti inserendoli però in un contesto più dichiaratamente assimilabile al noir. Così tutte le tematiche di attualità emergono da un’intelaiatura nata in America negli anni Trenta e Quaranta. L’operazione non è semplice da condurre in porto: si rischia che la struttura prevalga sul contenuto o, viceversa, che l’interesse tematico riveli la precarietà dell’impianto poliziesco. Risi, pur confezionando un’opera che si lascia seguire con interesse, non è sfuggito all’ambiguità dell’idea di partenza.

Corso, investigatore privato ed ex-poliziotto, indaga sulla morte di Tommaso, figlio della sua ex Michelle. L’apparenza di un incidente stradale nasconde in realtà un omicidio il cui movente è molto difficile da trovare. Sono coinvolti l’avvocato Argento, attuale compagno di Michelle, il commissario Torre, un fotografo a caccia di scandali, qualche onorevole e una misteriosa eminenza grigia. E non è detto che chi riuscirà ad arrivare alla verità possa poi renderla pubblica.

I debiti più evidenti di «Cha Cha Cha» sono con la letteratura hard-boiled di Chandler e Hammett (un investigatore privato testardo che ha la caratteristica di prendere un sacco di botte), mixata però con le tematiche contemporanee fatte di onorevoli con le mani sporche, faccendieri senza scrupoli, giochi di potere e lottizzazioni irregolari (ovvero speculazioni edilizie). Qui Marco Risi va incontro a qualche problema, soprattutto quando incrocia due ostacoli difficili da aggirare. Da una parte dà l’impressione di voler inserire a forza tematiche di attualità in un contesto narrativo abbastanza datato, dall’altra sceglie un’attualità che ormai non sembra più in grado, a questi livelli, di riservare qualunque tipo di sorpresa. E, tanto per complicarsi ulteriormente il cammino, inserisce un episodio completamente avulso dal resto del film quale quello del pestaggio dell’investigatore da parte di tirapiedi senza scrupoli.

Niente di male, salvo il fatto che non si capisce la necessità di dover mostrare l’investigatore nudo: ciò crea un parallelo con l’episodio del bagno turco in «La promessa dell’assassino» di Cronenberg, ma è anche il primo nudo integrale di Luca Argentero al cinema, quindi una specie di furbata diretta al pubblico delle ammiratrici. Questo ci porta alla scelta degli attori: Argentero è espressivamente un po’ monotono ma regge la parte; Eva Herzigova (Michelle) appare invece inadeguata; Pippo Delbono (l’avvocato Argento) è un malvagio prevedibile; a Claudio Amendola (Torre) tocca invece la parte del leone in un ruolo ambiguo che l’attore sa rendere con maestria. Alla fine, quando è il momento di tirare le somme, «Cha Cha Cha» lascia un’impressione di occasione mancata: un film nel quale il vecchio è visibilmente tale, mentre il nuovo appare poco degno di tale aggettivo. Come dire che Risi avrebbe fatto meglio a optare o per il noir o per il giallo politico: l’unione delle due componenti serve soltanto a indebolirle entrambe.CHA CHA CHA di Marco Risi. Con Luca Argentero, Claudio Amendola, Eva Herzigova, Pippo Delbono, Pietro Ragusa. ITALIA 2013; Poliziesco.