«CANTANDO DIETRO I PARAVENTI»
Olmi, che sa di storia e di poesia, riesce a coniugare le due discipline con una disarmante semplicità, regalandoci un film bello e appassionante che sembra una favola dei tempi andati, ma che in realtà è un’allegoria applicabile ad ogni epoca.
Il testimone è uno studente occidentale che, partito per recarsi a una conferenza di cosmologia, si ritrova in un teatro-bordello dove, mentre le ragazze intrattengono i clienti, sul palcoscenico si rappresenta la vicenda della vedova Ching, divenuta piratessa dopo la morte per avvelenamento del marito. Con una ciurma di allegri disperati, semina il terrore nei villaggi della costa.
Finché, stretta d’assedio dalla flotta imperiale e indotta alla resa dall’arrivo di variopinti aquiloni portati dal vento che recano il messaggio «Del castigo e del perdono», si ritirerà a cantare dietro i paraventi, non rinunciando alla propria identità e continuando a celebrare la gioia della vita. L’utopia abbracciata da Olmi è quella che un imperatore dalle forze militari soverchianti invii un messaggio di riconciliazione con gli aquiloni e che una piratessa pronta a tutto lo accetti gettando la spada in mare. Se non è fede questa, proprio non sapremmo dove ancora andarla a cercare.