ANOTHER YEAR

DI FRANCESCO MININNI

Ci sono diverse sfumature di pessimismo. C’è quello totalizzante di Alejandro Gonzalez Iñarritu che esclude a priori la possibilità di una scelta positiva. C’è quello incrollabile di Ingmar Bergman che cerca rifugio nei valori estetici. C’è quello cosmico di Stanley Kubrick che considera la storia dell’uomo una lunga sequenza di sconfitte. C’è quello sarcastico e intellettuale di Woody Allen, che almeno non rinuncia a ridersi addosso. E poi c’è quello quieto, che nutre poca fiducia nel buon fine dei rapporti umani ma non riesce comunque a rinunciare ad amare la gente nei suoi difetti e nelle sue debolezze e che non è comunque refrattario ad eventuali aperture positive.

È questo il caso di Mike Leigh, il regista inglese di «Segreti e bugie» e «Tutto o niente», che in «Another Year» dà una bella lezione di stile mettendo in scena le vicende di un gruppo di persone, più che personaggi, con tanto di illusioni, delusioni, speranze, sogni e tristi risvegli, che comunque non escludono mai il diritto e vivere e la possibilità di cambiare. Leigh è un pessimista, ma non di quelli che irritano o fanno venire il magone. È un pessimista alla ricerca di qualcosa che lo convinca a cambiare atteggiamento.

Tutto ruota intorno a una coppia felice, Tom, geologo, e Gerri, psicologa. Alle soglie della vecchiaia, i coniugi mostrano un incrollabile sentimento reciproco proprio nel momento in cui, nel corso di un anno, parenti e amici che frequentano la loro casa attraversano le più disparate vicissitudini sentimentali e psicologiche. Il figlio Joe trova finalmente una donna, Katie, che ricambia il suo amore. Il fratello di Tom, Ronnie, resta vedovo e deve combattere con un figlio che non comunica e lo accusa di tutto. L’amico Ken, spesso ubriaco, è alla ricerca di qualcosa che non sa e che non avrà. E poi Mary, compagna di lavoro di Gerri, che tenta di combattere la solitudine aggrappandosi agli amici e fantasticando su amori che non si trasformeranno mai in realtà. In tutto questo, drammatico ma mai realmente tragico, Tom e Gerri conservano serenità, capacità di ascolto e di offrire un esempio che, senza essere invadente o lezioso, indichi la strada.

In un film contrassegnato da un andamento lento e riflessivo e dall’assenza di toni altisonanti, diventa fondamentale il contributo di attori chiamati a dare l’impressione di recitare il meno possibile. Tutti bravi, con punte di eccellenza per due primedonne lontanissime dalle prime pagine dei rotocalchi: la fermissima Ruth Sheen (Gerri) e la fragilissima Lesley Manville (Mary).

La sostanza di «Another Year», scandito dallo scorrere delle stagioni, è che le solide fondamenta reggono, mentre quelle fragili forse non crollano ma di certo non sono tali da sostenere il peso di una nuova costruzione. Ovverosia, Tom e Gerri sono e saranno felici, Joe e Katie ci stanno lavorando con qualche prospettiva, Ronnie potrebbe essere destinato a una vecchiaia tranquilla, mentre Ken avrà una vecchiaia molto triste e Mary, a meno di non trovare un principe azzurro uscito da un libro di favole, è quella che rischia più di tutti di finire i suoi giorni nella follia dell’illusione. Tutto questo Leigh non lo espone con profondità filosofiche o con detti di portata storica: lascia piuttosto che fluisca dalle immagini che, più che rappresentare, registrano le vite di gente come noi senza mai prevaricare, interferire o alzare la voce.

Ne esce un film straordinariamente semplice e profondo che non trasmette né ansietà né disperazione, ma in un certo senso rinfranca chiunque, come Leigh, sia convinto che a dispetto di tutto non si debba lasciar perdere arrendendosi alla solitudine, alla depressione e, alla fine, alla morte. Come dire che, se c’è qualcosa di ineluttabile, Leigh preferisce lasciarlo alla scelta del singolo invece che imporlo alla totalità del pubblico. Questo è, tirando le somme, quello che intendiamo parlando di pessimismo quieto. Un pessimismo che, proprio per le sue caratteristiche di apertura ad ogni contributo, rischia persino di piacerci.

ANOTHER YEAR (Id.) di Mike Leigh. Con Jim Broadbent, Lesley Manville, Ruth Sheen, Oliver Maltman, Peter Wight, David Bradley. GB 2010; Drammatico; Colore