«ALEXANDER»

DI FRANCESCO MININNICosa manca ad «Alexander» di Oliver Stone per essere un grande film? La follia, la brama di potere, il desiderio di ricercare l’inosabile e lo sconosciuto, la sregolatezza, un sogno d’immortalità. Tutto questo è detto a parole, soprattutto dal narratore Tolomeo, ma non corrisponde a una messa in scena adeguata. L’immagine di Alessandro Magno, così, finisce per non avere alcunché di leggendario o mitico: Oliver Stone, abituato alla storia contemporanea e più specificamente alle malefatte americane (da «Salvador» a «JFK», da «Talk Radio» a «Nixon»), ha affrontato il Quarto secolo avanti Cristo con lo stesso piglio cronachistico. Non ha avuto, cioè, la capacità di calarsi integralmente nel passato, limitandosi a una ricostruzione storica attendibile (con l’eccezione del faro di Alessandria, che all’epoca di Tolomeo pare non fosse stato ancora costruito) e a qualche sensato ragionamento sui meccanismi del potere. La follia assoluta di un ventenne che conquista il mondo, però, è rimasta fuori scena. «Alexander», così, è un kolossal accurato e spettacolare che da un punto di vista strettamente storico fa impallidire «Il gladiatore», ma che resta un kolossal. Ne ricorderemo la battaglia di Gaugamela contro l’esercito persiano guidato da Dario III, presentata come episodio unico quando in realtà si trattava del terzo e decisivo scontro dopo le battaglie del Granico e di Isso: qui Stone, rispettando scrupolosamente abbigliamenti e mezzi d’epoca, riesce a ottenere un buon risultato drammatico ed epico, anche se alcuni passaggi del combattimento mostrano una certa assonanza con le mischie del football di «Ogni maledetta domenica». Ne ricorderemo soprattutto alcuni passaggi di inaspettata profondità, come quando il condottiero, dopo la vittoria su Dario, rimprovera i propri ufficiali avvertendo il loro disprezzo per una civiltà più antica ancorché sconfitta. E per una volta ricorderemo anche Angelina Jolie, capace di passare con sorprendente naturalezza dall’amor materno a una luciferina e calcolata bramosia di potere che fa di Olimpia il personaggio più centrato del film.

Si è molto discusso sulla rappresentazione dei molteplici gusti sessuali del condottiero (è stato addirittura coniato un termine imbarazzante come «pansessualità»). Al di là del fatto che i costumi dell’epoca prevedevano tutto e più di tutto, ci sembra che, invece di qualche accenno all’amico Efestione e al danzatore sempre al seguito del monarca, avrebbe giovato a Stone una rappresentazione più decisa, ovverosia qualcosa di concreto su cui poter discutere invece di piccoli segnali che, come sempre accade, scontentano sia gli ammiratori che i detrattori.

«Alexander», dunque, non è la storia di Alessandro Magno. È un pezzo della sua storia, con molte lacune tra voce narrante ed episodi mostrati, comunque utile per capire come anche il più grande condottiero sia sempre destinato a morire solo.

ALEXANDER (Id.) di Oliver Stone. Con Colin Farrell, Angelina Jolie, Val Kilmer, Anthony Hopkins. USA 2004; Storico; Colore

Ilsito ufficiale