Ai confini tra il genio e la follia: «A BEATIFUL MIND»
DI FRANCESCO MININNI
È evidente che Ron Howard non è un autore, almeno non nel senso dell’uomo di cinema che segue il progetto dalla prima idea all’ultima seduta di montaggio. Il valore dei suoi film è strettamente collegato alla validità del testo e alla bravura degli attori. «A Beautiful Mind», in questo senso, potrebbe essere il suo miglior film: non rischia niente, ha una confezione meticolosamente studiata, dice alcune cose e ne tace altre a seconda della convenienza, ma vive di notevolissime intuizioni espressive e di un cast in odore di Oscar.
Chi conosce meglio alcuni particolari della vita di Nash noterà che il film di Howard ignora alcuni episodi che avrebbero potuto essere più difficilmente accettati dal grande pubblico (riguardanti soprattutto la sfera sessuale). Niente di strano: anche un film intenso e sfumato come «A Beautiful Mind» fa parte del meccanismo commerciale e non può esimersi dal rispettare le regole del gioco.
A BEAUTIFUL MIND (Id.) di Ron Howard. Con Russell Crowe, Ed Harris, Jennifer Connelly. USA 2001; Drammatico; Colore