«21 GRAMMI»

DI FRANCESCO MININNIUn titolo come «21 grammi» fa pensare alla droga. E invece il film di Alejandro Gonzalez Inarritu parla di vita e di morte, di come l’una non abbia senso senza l’altra e di come nonostante tutto esista una soluzione di continuità che non rende vani gli sforzi dell’uomo di cambiare le cose. I 21 grammi del titolo sono il peso che qualunque corpo perde al momento della morte. «Quanto ho perso? Quanto ho guadagnato?» si chiede la voce di Paul, che giace morto su un letto d’ospedale al termine di tre storie i cui protagonisti sono uniti da circostanze e destini diversi e singolari.

Paul è malato di cuore e ha bisogno di un trapianto. Sua moglie, dopo aver abortito al momento della separazione, vuole disperatamente un figlio. Jack, ex-carcerato che tenta di redimersi e ha fatto di Gesù un riferimento estremizzato, investe con l’auto un padre e due bambine. Il cuore del defunto salva la vita a Paul che, desiderando conoscere il nome del donatore, entra in contatto con la vedova Christina. Paul e Christina, apparentemente uniti da un’affinità elettiva, si frequentano e finiscono per amarsi. Ma il loro obiettivo diventa Jack che, dopo essersi costituito, è stato rilasciato per insufficienza di prove. L’equazione dovrebbe risolversi così: Paul ucciderà l’uomo che ha ucciso l’uomo che gli ha donato il cuore. Ma, come tutte le equazioni, nasconde qualche variabile.

Il dato più saliente di «21 grammi» è l’incrociarsi delle tre storie senza alcuna soluzione di continuità temporale. Ciò rende estremamente impegnativa la decrittazione del film, ma solleva anche un interrogativo: se cioè il film, raccontato in ordine cronologico, avrebbe avuto lo stesso impatto o non avrebbe finito per assomigliare a un melodramma esistenziale con qualche quesito interessante e molte concessioni alla platea. Ci si chiede, cioè, se le scelte dell’autore non corrispondano più a un tentativo di spiazzare il pubblico che a un’effettiva necessità espressiva. E il dubbio resta: nonostante il bell’equilibrio sul filo che separa la vita e la morte, «21 grammi» è, come il precedente «Amores perros», una storia forte raccontata senza risparmio di effetti. Ad uscirne come vincitori assoluti sono i tre protagonisti: Sean Penn (Paul) dimostra una continua maturazione soprattutto nelle sfumature; Benicio Del Toro (Jack) non si lascia travolgere dal personaggio più estremizzato e difficile; Naomi Watts (Christina) piange lacrime d’alta scuola.

Quanto agli argomenti trattati, la particolare costruzione del racconto non permette che emergano in tutta la loro profondità. Ciò che Bresson o Scorsese avrebbero illuminato con diversa chiarezza, Inarritu preferisce nascondere nelle pieghe di un’esibizione virtuosistica.

21 GRAMMI (21 Grams) di Alejandro Gonzalez Inarritu. Con Sean Penn, Benicio Del Toro, Naomi Watts, Charlotte Gainsbourg.