2019: salvati per voi

Salvando salvando arriveremo forse un giorno a considerare che i “nostri” film salvati non sono neanche lontanamente i più belli del reame. Ma lo sappiamo già. Per salvare occorre mettere in gioco le proprie sovrastrutture, i propri gusti, i propri parametri. È impensabile poter utilizzare un metro di giudizio codificato per cui se la scena è inquadrata in un modo è bella, diversamente è brutta. Non lo faremmo mai. Ci accontentiamo della nostra esperienza e andiamo avanti.

Ci sembra, ad esempio, che Pedro Almodovar con Dolor y gloria sia riuscito a parlare di se stesso con sincerità e passione. Pupi Avati, fingendo di tornare all’horror con Il signor diavolo, sia stato bravo a inquietare senza preoccuparsi di spaventare. Marco Bellocchio, con Il traditore, ha saputo rappresentare il conflitto di poteri tra mafia e Stato con forza e con il contributo fondamentale di Pierfrancesco Favino.

Il flauto magico di Piazza Vittorio ci ha riproposto il talento popolare di Gianfranco Cabiddu e Mario Tronco mettendo in scena Mozart in un parco di Roma. Joel e Ethan Coen rileggono il western ne La ballata di Buster Scrubbs saltando da un genere all’altro senza dare alcun punto di riferimento. Luc e Jean-Pierre Dardenne scelgono un argomento difficilissimo, la radicalizzazione islamica, e riescono a ricondurre tutto ai livelli umani nei quali eccellono ne L’età giovane.

Ciro Guerra e Cristina Gallego in Oro verde – C’era una volta in Colombia sono bravi a dare una lezione di storia sul traffico di cocaina e sul suo diffondersi nel mondo. Matteo Garrone propone un nuovo Pinocchio nel quale, con fedeltà e rispetto per il testo di Collodi, il realismo dello stile rende la campagna protagonista e allontana i colori del Luna Park.

Lasciando il Giappone per la Francia, Hirokazu Kore’eda racconta Le verità con grande attenzione per l’aspetto scenografico e per il confronto di due attrici (più che di due personaggi). Bong Joon-Ho si inventa una lotta di classe fuori del comune e trasforma Parasite in un percorso surreale. Gustav Möller sfida la convenzione e gira il suo thriller Il colpevole in un unico ambiente (il centralino della polizia) trasformandolo in una riflessione sulla coscienza.

Originalissimo l’approccio di Valerio Mieli alla storia della fine di un amore: Ricordi? è un trionfo del montaggio che interseca i piani temporali. Pietro Marcello, alla sua prima esperienza al di fuori del documentario, trasporta Martin Eden a Napoli vincendo una difficile scommessa. Altra scommessa: ambientare Il sindaco del Rione Sanità di Eduardo De Filippo in epoca contemporanea, che Mario Martone adatta con competenza e rispetto. La presenza di Joker premia più la straordinaria interpretazione di Joaquin Phoenix che la regia insicura di Todd Phillips.

L’ufficiale e la spia di Roman Polanski premia invece un ottantaseienne che ha ancora voglia di sperimentare. Martin Scorsese con The Irishman racconta da maestro le convergenze tra malavita e potere. Dalla Corea del Sud un film fortemente poetico sul recupero delle proprie radici per vivere più serenamente: Little Forest di Yim Soon-Rye. E dalla Palestina una nuova esperienza fortemente surreale di Elia Suleiman sulla ricerca di una casa e di un finanziatore per il suo film Il Paradiso probabilmente. Infine The Rider – Il sogno di un cowboy di Chloé Zhao, uno sguardo poeticamente femminile sul mondo duro e maschile dei cavalieri del rodeo. Il cinema difficilmente cambierà il mondo, ma magari potrebbe aiutare a capirne le contraddizioni, le bestialità, quel tanto (o poco) di umanità che resta, la cose giuste e quelle sbagliate.

Ecco dunque i nostri venti film per continuare a sognare, risvegliarsi, riflettere, sorridere, divertirsi, crescere, persino per conoscere noi stessi un po’ più e meglio di prima. Venti film per continuare a vivere.