Opinioni & Commenti

Ru486, la pillola che uccide

DI CARLO CASINIMentre mi accingo a scrivere qualcosa sulla Ru486, la pillola che uccide i bambini nel grembo materno fino all’8ª settimana, mi commuovo al pensiero delle donne che lavorano nei nostri Centri di aiuto alla vita. Silenziose, modeste, senza mezzi. Nessuno le paga o le onora. Anzi: vengono spesso, invece, emarginante, ignorate.

Nelle tv è quasi impossibile far comparire il nostro numero verde (8008.13000), o il numero rosso (06.3050077), o il «Progetto Gemma» o gli altri numerosi servizi «per la vita». Eppure in un quarto di secolo quelle donne hanno aiutato a nascere 55mila bambini, molti dei quali erano a un passo dalla morte. Lo documenteremo rigorosamente nell’imminente Convegno dei Cav (Torino 15-17 novembre) anche con un ponderoso rapporto.

Che c’entra questo con la Ru 486? C’entra, perché si stringe il cuore al pensiero di quante intelligenze, risorse economiche, azioni di propaganda, carriere, onorificenze e riconoscimenti stanno dietro la pillola che uccide, mentre quasi niente viene fatto per assicurare alle madri «la libertà di non abortire». Sperimentata per decenni sulle donne povere del Terzo mondo ora la RU486, sospinta dai soliti radicali, arriva a Torino. C’è esultanza e clamore…Sento le parole dei miei contraddittori: «L’aborto è legale; la pillola riduce la sofferenza della donna; voi volete che ella soffra». Veramente medici e psicologi dicono che c’è egualmente rischio e dolore (quanto meno nel sapere che dentro di te, per tre giorni, vi è un figlio che sta agonizzando), ma non è questa la mia replica. Il mio argomento è la libertà, che è come dire il diritto alla vita. Perché non esiste la libertà di abortire, come non esiste la facoltà di scegliere se uccidere o no il mio collega o il mio compagno di banco. La libertà è la condizione dell’amore e quindi – almeno e intanto – si esprime nel riconoscimento e nel rispetto dell’altro. La Ru486 è lo strumento tecnico per affermare – attraverso la privatizzazione dell’aborto – la libera scelta di uccidere: ci vuole così poco a inghiottire una pillola e bere un bicchiere d’acqua! Uccidere è sempre orribile, che si usi un fucile o un gas asfissiante. Tuttavia abbiamo proibito anche in guerra l’uso dei gas, perché esso esprime l’idea che si possa uccidere indiscriminatamente, anche gente che non ti minaccia affatto.

L’esempio fa emergere la grande menzogna che accompagna l’aborto di massa. Dicevano: casi rari, casi estremi. Insomma: stato di necessità. Fai i dibattiti e ti oppongono lo stupro e la malformazione. Difendo il diritto a vivere anche dei figli della violenza e dei malati, ma non è questo in gioco nell’aborto di massa concepito come diritto e libertà e che, dunque, è come un colpire a caso, senza reali e accertati pericoli per chi colpisce. La Ru486 per la sua storia, le sue intenzioni, le dichiarazioni dei proponenti, la intrinseca capacità di saltare i pur flebili filtri della stessa legge 194, è omogenea ad una visione corrotta della libertà. Offende, quindi, la vera libertà.