Vita Chiesa

Route nazionale Agesci: omelia del card. Zuppi

Le parole del presidente della Cei pronunciate durante la santa Messa a Verona

Oggi il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha presieduto a Verona la Santa Messa a conclusione della Route nazionale delle Comunità capi 2024 dell’Agesci. Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia.

Viviamo a Verona quella grande assemblea di Sichem di cui abbiamo ascoltato, con motivi simili a  quelli che avevano spinto Giosuè a convocare il popolo. Giosuè avvertiva il rischio che prevalessero  l’identità di ogni tribù e di ogni clan familiare, di una frammentazione che enfatizzasse l’io ma  relativizzasse il noi. Quando questo avviene – troppo spesso – il problema è soprattutto per l’io che  si deforma! Solo insieme si rinsalda il patto di alleanza che rende un solo popolo capace di vivere la  promessa. In un mondo segnato dalla paura, dall’idolatria dell’individualismo, che gonfia l’io perché  non riesce a pensarsi insieme, sentiamo la felicità di questi giorni di vero giubileo: consapevolezza,  ringraziamento, felicità di una strada che si allunga man mano che si percorre, di fare parte di un  grande popolo che cammina insieme e si sostiene nelle difficoltà, solidali tra “fratellini e sorelline”  di tutte le età e con tutti, sempre senza chiedere passaporto e fedina penale. A Sichem fecero  memoria di quanto avevano vissuto nei lunghi anni dell’esodo e dell’amore provvidente di Dio che  li aveva accompagnati sempre, anche quando erano inconsapevoli. Il loro cuore era rivolto al futuro,  al tempo e alla sfida che li attendeva.  

Oggi sono con noi – in quel legame spirituale ma reale che è la comunione, il filo d’oro dei cuori – tutti i ragazzi e le ragazze che camminano con noi, i compagni strada, mai estranei, sempre prossimi.  Non siamo turisti, ma esploratori! Ci accompagnano anche i tanti che in questi cinquanta anni  hanno camminato con voi e adesso, magari, camminano con difficoltà con le gambe ma certamente  lo fanno ancora di più col cuore, con la preghiera, con la solidarietà. Davvero “per sempre”. Siete  un popolo. Solo l’io può scegliere, ma solo il noi può aiutare quell’io a camminare.  

Siete capi. L’Agesci è una delle poche realtà dove questo termine è evidente, libero da confronti e  competizioni perché come deve essere, di solo servizio. Lo siete e vi fate riconoscere, liberi da  riconoscimenti, ma anche da deleghe o da capi che lo fanno in maniera surrettizia, senza giocarsi  personalmente, finché conviene o non richiede molto. Senza di voi il popolo scout non cammina.  Siete tanti, ma quanti altri ne servirebbero per potere dare la possibilità di conoscere e seguire il  miglior maestro della vita che è Gesù, che ama e insegna ad amare sé stessi e ad amare il prossimo,  che cammina per strada e apre quella del cielo. Tu hai parole di vita eterna, parole di vita e non di  morte, parli di quello che non finisce e che la vita la rende piena di bellezza umana e spirituale già  oggi, luce nel buio, giustizia nei disequilibri, pace nelle divisioni, mitezza in un mondo con cuori e  menti armati. L’io isolato soffre, non sta bene! L’io in una vita ridotta a laboratorio diventa solo più  fragile. Sappiamo quanti ragazzi e ragazze chiudono il mondo in una stanza (senza cielo però!),  catturati e ingannati dallo schermo che confonde reale e virtuale e fa credere di essere quello che  non si è. A volte ho l’impressione che anche quando stiamo con gli altri restiamo sempre come  davanti ad uno schermo! Ecco perché essere capi: per loro, per camminare nella vita vera, per  cambiare questo mondo e renderlo felice non perché va tutto bene, ma perché ho qualcuno con  me e ho speranza. Capi perché nessuno resti indietro, per non avere paura degli imprevisti, per  camminare contemplando e difendendo il Creato e le creature, per imparare ad arrangiarsi, arte  così importante per chi cammina davvero! Vi prendete responsabilità in un mondo che ama il ruolo  e la considerazione, ma senza legami e sacrifici. Essere capi vi ha cambiato e vi ha reso migliori.  Ognuno personalmente e tutti insieme avete, in tanti modi, rinnovato quella promessa che fin da  piccoli ha orientato la vostra vita: “fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso  il mio Paese”. Solo così si educa e chi educa cambia. Avete sentito il dovere verso Dio e il suo sogno  per il mondo, che poi vuol dire anche per ogni persona. Avete sentito il dovere verso il nostro Paese  e anche quell’altro Paese che per noi è l’Europa, ma alla fine l’intera casa comune della terra che 

vogliamo sentire e rendere casa e una casa per tutti. Fare il meglio è molto diverso dall’angoscia di prestazione, solo dimostrativa di sé non per gli altri, piena di confronti e paure. Fare il meglio è  poter chiedere aiuto, sbagliare, correggersi ed essere corretti, è non accontentarsi e allo stesso  tempo godere del cento volte tanto che riceviamo in fratelli, sorelle, padri, madri. Fare il meglio  perché abbiamo davvero capito che se non lasciamo il mondo migliore sarà peggiore, segnato da  ingiustizie inaccettabili, alle quali non vogliamo abituarci. Siete diventati grandi facendo diventare  grandi non perché sopra gli altri, ma insieme e nel servizio. Il più grande aiuta il più piccolo. Sempre.  Quando ognuno finisce per essere regola a sé stesso si finisce per cercare una felicità individuale e  non trovarla mai.  

Ponete l’onore essendo affidabili in un mondo spesso incerto e cangiante; siete leali, non ingannate  e aiutate a non nascondere e avere paura della fragilità, a poter avere fiducia in qualcuno; siete utili  e aiutate gli altri, non aspettate e fate voi il primo passo e insegnate a farlo; siete cortesi in tanta  pericolosa ignoranza e aggressività egocentrica; obbedite, insegnando a non rinunciare mai a  pensare e a usare la coscienza, ma legati a Gesù e alla legge del noi; sorridete in un tempo di tanto  vittimismo egocentrico e superficiale. E continuate a cantare e fare cantare assieme, a cantare la  vita nella gioia e nel dolore. Siete laboriosi, cioè non fatalisti, non approssimativi o pigri che si  salvano da soli e hanno tempo da perdere perché non hanno nessuna da amare. Siete economi, cioè attenti con tante buone prassi all’ambiente umano e naturale e non con la stoltezza del  benessere. E infine siete puri di pensieri, parole ed azioni. Puri? Siete puri perché liberi da una verità  ipocrita e senza vita, perché siete capaci di sporcarvi per amore, perché questa è la purezza  cristiana.  

Voi dimostrate che è possibile vivere una vita felice, non perché senza problemi, ma perché con un  amore più forte delle avversità. Questo era il sogno di Baden-Powell – un uomo segnato dalla  terribile esperienza della guerra – e questo rimane e si conferma il sogno che anche voi, qui a  Verona, volete rinnovare. Non siete per niente “anime belle”, ma belle e forti anime in un mondo  che la trova poco! Non siete ingenui, ma – proprio perché sapete come va il mondo – lo volete  cambiare! Non siete diventati cinici osservatori, turisti, ma sempre esploratori. Generate tanta  felicità. Qualcuno, anche all’interno della vostra Associazione, ha ironizzato su questo tema,  giudicandolo un po’ naif. In realtà il tema della felicità ci riporta al cuore del Vangelo, che è annuncio  di gioia e via di felicità, vera, di pace, giustizia, amore. La via della felicità non è benessere a poco  prezzo o garanzia di non avere problemi! Anzi! È una parola dura perché ferisce l’orgoglio e libera  dalle difese, chiede di metterci in gioco e ci fa affrontare le paure. Voi avete fatto vostra  quell’espressione che Baden-Powell scrisse nel suo ultimo chiaro, semplice, sempre nuovo  messaggio agli Scouts del mondo: “il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli  altri”, il segreto umile ed esigente della felicità. Così si costruisce la pace, “specialità” che è richiesta  a tutti! “Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo” (GS 41).  

A nome dei Vescovi italiani desidero manifestare il più grande affetto, la stima e la gratitudine per  ciò che siete e per ciò che fate. In questo nostro tempo di guerra siate testimoni di pace! I vostri  gruppi siano luoghi in cui si costruisce e si custodisce la pace attraverso un’accoglienza vera per  sconfiggere l’odio e il pregiudizio, l’ignoranza e la violenza nelle parole, nelle menti e nelle mani,  disponibilità a relazioni riconciliate tra voi e con tutti. Così si disarmano le menti, i cuori, le mani.  Viviamo in un tempo di emergenza educativa: siate capaci di scelte coraggiose, di essere riferimenti,  specie verso quelle ragazze e quei ragazzi che sono più emarginati! Ritornate allo spirito di Baden Powell che pensò allo scautismo per i ragazzi più emarginati di Londra. La grande stima che godete  presso le famiglie e le istituzioni non vi renda mai una realtà lontana dalla realtà, borghese; non vi  accontentate di accogliere chi vi cerca, ma andate voi a cercare quelle ragazze e quei ragazzi che non verrebbero mai o le cui famiglie non inserirebbero i loro figli in una lista di attesa. Recuperate  lo spirito missionario dello scautismo accogliendo tutte e tutti e condividendo con loro la bellezza  della vostra esperienza.  

Viviamo in un tempo di sinodalità ecclesiale: siate partecipi di questo percorso che la Chiesa sta  vivendo! Non siete mai ospiti in parrocchia. Voi siete una associazione ecclesiale, ma non clericale;  la vostra esperienza di democrazia associativa vi rende esperti di processi in cui ognuna e ognuno è  chiamato a contribuire, senza esibizione e protagonismo, ma con tanta responsabilità. Condividete  con le vostre Diocesi i percorsi sull’educare alla vita cristiana e sull’iniziazione cristiana. Fatevi voce  nella Chiesa delle domande e delle provocazioni di coloro che si sentono ai margini e siate per quelle  stesse persone il volto di una Chiesa che accoglie tutti e che propone a tutti un cammino di felicità  nella sequela di Cristo, che non si conosce in astratto, in laboratorio, ma nella vita. 

Viviamo in un tempo di crisi della democrazia e della partecipazione democratica: siate nelle vostre  comunità custodi del bene comune e testimoni di un agire politico concreto, davvero disinteressato  perché con un unico interesse: la persona. Non accontentatevi di slogan e sfuggite alla pericolosa e  colpevole polarizzazione o vuota proclamazione di valori, ma si traduce in azione concreta a favore  dei più fragili e dei più bisognosi, in particolare i ragazzi e i giovani. 

Viviamo un tempo in cui nel nostro Paese è ancora forte e insidiosa la pratica dell’illegalità e delle  scorciatoie compiacenti in nome della convenienza personale. In questo anno in cui celebriamo i  trent’anni dell’omicidio di don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe e Assistente ecclesiastico dell’Agesci, continuate ad essere testimoni e educatori di legalità e di giustizia, senza compromessi  e senza impegni a spot o per i sondaggi, come condizione essenziale per costruire il bene comune  e insegnare ad amarlo e difenderlo tutti i giorni.  

Viviamo in un tempo in cui si evitano le scelte perché sembra intollerabile rinunciare a qualcuna  delle infinite esperienze volatili e a poco prezzo che ci vengono offerte. Seguendo la testimonianza  di don Giovanni Minzoni, sappiate scegliere e educare alla vera libertà, affrontando ogni fascismo, totalitarismo e violenza come le Aquile Randagie, senza paura di rinunciare per scegliere e trovare  ciò che è buono e bello, ciò che Cristo e la coscienza ci indicano come giusto.  

In questo contesto fluido e con sempre meno punti di riferimento stabili, ma con tanti tecnici e  assistenti interessati, siate testimoni umani e credibili di scelte definitive e libere, solo per amore e  per servizio, senza il timore che siano “per sempre”, anzi con la preoccupazione che non siano “per  un po’” nel matrimonio, nel sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata, nella professione,  nell’impegno politico. Non mezze scelte, sempre timorose, perché è la scelta che fa crescere, non  perché risolve tutto, ma troverà chi non lascerà mai solo e darà la forza per affrontare la strada.  Non “a tempo determinato” ma dono, pienezza perché l’amore ha paura di non donarsi  completamente e possiede l’arte di riparare tutto. In un tempo di tanto individualismo e dittatura  dell’“ego”, siate educatori e testimoni di condivisione nella comunità, della bellezza del lavorare e  camminare insieme, del costruire insieme un mondo più fraterno e amichevole e, per questo, libero  e liberante dalle tante dipendenze, vere tiranniche schiavitù. Viviamo in un tempo in cui  l’esperienza religiosa e la fede sono relegate al privato e sono ritenute lontane dalla vita, restrittive  della coscienza personale e limitative dell’io: siate testimoni di una vita cristiana che favorisce la  bellezza di ogni espressione dell’umano, che non ha paura di legarsi per amore e non per possedere,  sentendosi a casa nella Chiesa e amandola non perché sia una realtà perfetta, ma perché famiglia  di peccatori perdonati che seguono colui che insegna ad amare, parola di vita eterna.  

Buona strada, carissimi cape e capi dell’Agesci. Il Signore porti a compimento l’opera che ha iniziato  con voi e in ciascuno di voi, cantando, camminando, con speranza e felicità! 

Verona, 25 agosto 2024