«Chi era costei?», si domanderanno molti dei nostri lettori. Margherita (questo il suo nome di battesimo) nacque a Ronzano il 20 novembre 1905. A diciotto anni si sentì chiamata alla vita religiosa; fu accolta dalle «Mantellate» di Firenze; nel 1935 fece la professione solenne prendendo il nome di suor Francesca e facendosi subito apprezzare per la vasta opera di carità intrapresa a vantaggio dei poveri e dei sofferenti. Nel 1937 una banale caduta le produsse la frattura della colonna vertebrale procurandole una paralisi totale per tutta la vita. Da allora ebbe inizio una vita esemplare condotta nella serena accettazione del dolore e nella piena adesione alla Croce di Cristo. Conobbi suor Francesca Nerozzi nel 1950. Era cugina di mia nonna. Suor Francesca può essere definita una mistica del nostro tempo con il dono della preghiera contemplativa e della conoscenza interiore che può essere davvero un modello per molte persone del nostro tempo. Era figlia spirituale di Padre Pio. Morì nel 1974. Nel quindicinale «La Casa sollievo della sofferenza» del 15 luglio 1975 si leggono queste testuali parole: «Per 36 anni dal suo letto, definito una cattedra e un altare, ha confortato ed illuminato religiosi e religiose, gente ricca e gente povera, luminari della scienza e persone semplici in cerca di fede e di conforto». La sua persona fu al centro di molti fatti straordinari, come quando i medici decisero di amputarle la mano colpita da cancrena: durante la notte le comparve una bella signora che le sfasciò la mano. Il chirurgo, intervenuto per l’operazione, non poté fare altro che constatare l’inspiegabile guarigione. Quarantacinque giorni prima di tornare nella Casa nel Padre, suor Francesca ebbe la visione di quattro consorelle defunte che, avvicinatesi al suo lettino, la invitarono a distendere e a muovere le gambe, per anni rattrappite e ripiegate sotto le schiena, mentre le articolazioni recuperavano la normale funzionalità. L’improvvisa e totale guarigione (paragonabile alla scomparsa delle stimmate, prima della morte, in Padre Pio) non ha mai avuto il supporto di una spiegazione scientifica. La mia conoscenza e la mia frequentazione di suor Francesca risalgono, dunque, all’inizio del 1950: spesso le facevo visita per avere un forte indirizzo nella vita e nel cammino di fede. Nel 1956 mi arruolai nel Corpo Militare Paracadutisti. In una delle sue lettere mi scriveva: «Quando ti getti nel vuoto dall’aereo nulla devi temere se hai Gesù nel cuore; lì è il tuo angelo custode; se Dio glielo ordina, può trasportarti nello spazio sopra le sue ali e tu ti sentirai adagiato sul terreno come da mani invisibili. Io prego tanto per te; offro i miei dolori al Signore e alla Madonna perché siano esaudite le tue intenzioni». Ho riferito queste parole di suor Francesca perché gettano una luce sull’incredibile fatto che sto per raccontare. Il 13 giugno 1956, anniversario dell’apparizione della Madonna a Fatima, fui inserito in un lancio finalizzato all’inaugurazione dell’aeroporto di Fiumicino. Decollammo con dodici aerei C 119 della quarantaseiesima aerobrigata di Pisa e, giunti in zona di lancio, ci gettammo fuori. Il cielo era tappezzato di ombrelli bianchi che calavano lentamente, mentre uno solo (il mio!) precipitava, paracadute chiuso, a forte velocità. Lo credereste? Toccai terra riportando solo la frattura del femore destro, senza altre gravi conseguenze. Era forse questo incredibile evento che le parole di suor Francesca volevano preannunciare pochi giorni prima? Dopo il congedo, trovai un lavoro a Firenze, ma suor Francesca rimase essenziale punto di riferimento nel mio cammino spirituale ed umano. Nel 1962 mi unii in matrimonio con Luciana: a suor Francesca chiedevo preghiere per avere nella mia famiglia i tre pastorelli di Fatima. Ed ecco: il 20 aprile 1963 nasce Maria Lucia, il 15 agosto 1964 Francesco, il 16 dicembre 1978 Giacinta. Casi o segni provvidenziali dell’amore di Dio dovuti alle preghiere di suor Francesca? Ciascuno faccia uso della propria unità di misura. Pier Giorgio Frescucci