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Rondine all’Onu. Leaders for peace, «la categoria del nemico è un inganno planetario»

Sono stati Christine, palestinese, e Noam, di Israele, a leggere oggi l'appello di pace dei giovani di Rondine davanti agli ambasciatori delle Nazioni Unite. Al loro fianco altri 30 leaders di pace formatisi nella cittadella di Arezzo e che esportano una metodologia di dialogo nei Paesi in guerra da cui provengono.

Il metodo di risoluzione dei conflitti di Rondine Cittadella della Pace si presenta alle Nazioni Unite nel giorno del 70° anniversario della Dichiarazione dei diritti umani. «Mentre assistiamo al crescere di estremismi e di violazione dei diritti di protezione dei minori e delle minoranze, l’esperienza di Rondine si presenta come un modello e la Missione italiana supporta e promuove questa metodologia di pace e la volontà di investire nei giovani leaders di pace», ha dichiarato Mariangela Zappia, ambasciatrice italiana all’Onu. «Non avremmo potuto immaginare miglior modo per celebrare l’anniversario della Dichiarazione dei diritti umani e proprio nella sala dove si discute di sviluppo per l’Onu – ha continuato l’ambasciatrice Zappia -. Rondine è un esempio di come, mettendo insieme giovani di culture diverse e provenienti da situazioni di conflitto, si possa imparare attraverso il dialogo a superare quelle situazioni di inimicizia che sono poi il fondamento di incomprensioni e guerre. L’Italia sostiene i progetti portati avanti dalla società civile e questo è un modo per tenere alta la bandiera dei diritti umani e per superare discriminazioni e indifferenze». Mariangela Zappia ha concluso il suo intervento incoraggiando i giovani presenti ad «essere custodi della Dichiarazione dei diritti. Sta a voi tenerla viva e incoraggiare ogni occasione di comprensione e accoglienza verso tutti. Sono i giovani ad avere iniziato e continuato i reali cambiamenti del mondo».

Sono Christine, palestinese, e Noam, di Israele, a leggere l’appello di pace dei giovani di Rondine davanti agli ambasciatori delle Nazioni Unite. Al loro fianco altri 30 leaders di pace formatisi nella cittadella di Arezzo e che esportano una metodologia di dialogo nei Paesi in guerra da cui provengono. «Abbiamo imparato a vivere insieme e abbiamo capito che la categoria del nemico è un inganno planetario, che si insedia nella vita delle persone al di là delle culture e toglie fiducia nelle relazioni. Abbiamo capito concretamente come sia possibile uscire dalla logica permanente del nemico e prevenire i conflitti», spiega Noam. Le sue parole sono accolte nel totale silenzio dei presenti. Gli sguardi sono puntati su questi giovani, tutti provenienti da Paesi in guerra e che chiedono in silenzio ai rappresentanti all’Onu di porre fine, insieme a loro, ai conflitti armati e a tutte le conseguenze di una guerra. «Abbiamo imparato un innovativo percorso di trasformazione dei conflitti e abbiamo imparato a vivere insieme come fratelli – continua Christine -. Partendo dalla nostra incredibile esperienza, in cui abbiamo rovesciato il confitto in sorgente di sviluppo umano, siamo in grado di smascherare l’inganno planetario del nemico e possiamo consentire un balzo in avanti nella difesa dei diritti umani». A partire da questi presupposti i giovani di Rondine chiedono ai rappresentanti degli Stati presenti di sostenere il progetto Leaders for peace attraverso delle borse di studio finanziate da una piccola percentuale del bilancio che i Paesi destinano alla difesa. Rondine si impegna nei prossimi dieci anni a formare 200 giovani leaders e in cambio chiede che questa educazione ai diritti umani sia concretamente supportata dall’Onu.