Vita Chiesa
Roncalli: Il «Papa buono» che stupì il mondo con il Concilio
Nato a Sotto il Monte, un piccolo paese del bergamasco, il 25 novembre 1881, da una famiglia di contadini, Angiolo Giuseppe Roncalli manifestò fin da piccolo la sua vocazione sacerdotale che lo condusse, grazie al fondamentale aiuto economico di uno zio, prima al Seminario minore di Bergamo e poi al Seminario Apollinare di Roma, dove venne ordinato presbitero il 10 agosto 1904. Pochi mesi dopo giunge la chiamata di mons. Giacomo Radini Tedeschi che, appena nominato vescovo di Bergamo, lo vuole con sé, in qualità di segretario personale; si apre una stagione particolarmente importante nella formazione del giovane Roncalli, come egli stesso amava ricordare, evocando la paternità spirituale esercitata da mons. Radini Tedeschi, fino alla sua morte che avviene il 22 agosto 1914.
Chiamato alle armi, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Roncalli vi prese parte nella santità militare fino alla sua conclusione; tornato a Bergamo, dove riprese i suoi studi di storia ecclesiastica, nel 1921 Benedetto XV lo nominò presidente del Consiglio Nazionale Italiano di Propaganda Fide, proiettandolo così in una dimensione nazionale che Roncalli accolse come una soluzione temporanea, senza sapere che era solo il primo passo di un servizio per la Chiesa che lo avrebbe condotto definitivamente lontano da Bergamo. Il 19 marzo 1925 Pio XI decise di inviarlo in Bulgaria in qualità di Visitatore apostolico, creandolo arcivescovo titolare di Areopoli: Roncalli lasciava così l’Italia per andare a ricoprire un incarico diplomatico in un paese dove esisteva una minoranza cattolica, divisa al suo interno; sono gli anni, come hanno messo in evidenza anche recenti studi, nei quali Roncalli comincia a comprendere la centralità della dimensione ecumenica della testimonianza della fede in Cristo nella ricerca di cosa già unisce i cristiani, in modo da superare i pregiudizi e le incomprensioni che per secoli avevano frenato un dialogo fraterno.
Proprio l’esperienza bulgara, che è anche fatta di silenzi e di delusioni, rappresenta un passaggio fondamentale nel momento in cui Pio XI decide di nominare Roncalli delegato apostolico in Turchia e in Grecia, il 30 novembre 1934; Roncalli è chiamato a confrontarsi, soprattutto in Turchia, con un nazionalismo laicizzante che riduce progressivamente lo spazio alla presenza della religione nella società.
Gli anni della Seconda Guerra Mondiale vedono Roncalli muoversi con cautela e fermezza per mettere in salvo il maggior numero di ebrei in transito dalla Turchia, anche se questo significa esporre la sua persona a qualche rischio; per molti versi inaspettata, il 22 dicembre 1944, giunge la nomina a Nunzio Apostolico a Parigi, dove Roncalli deve affrontare la questione della richiesta del generale De Gaulle della rimozione dei vescovi accusati di aver collaborato con il regime di Vichy. A Parigi Roncalli riesce non solo a contenere il numero dei vescovi rimossi, ma si interessa sempre più della Chiesa e della società in Francia, in un tempo di progetti e proposte di rinnovamento.
Creato cardinale il 12 gennaio 1953, pochi giorni dopo viene nominato Patriarca di Venezia, rientrando così in Italia dopo quasi trent’anni. A Venezia, dove sceglie il giovane mons. Loris Capovilla quale segretario personale, lo sorprende la morte di Pio XII: il 28 ottobre 1958 viene eletto papa, assumendo il nome di Giovanni XXIII. L’età avanzata e il suo portamento fecero pensare a una «papa di transizione», come venne scritto nei giorni successivi alla sua elezione, ma nel giro di poche settimane papa Roncalli doveva mostrare quanto il suo pontificato era destinato a incidere profondamente nella vita della Chiesa con una serie di atti di portata evangelica. Già il 25 gennaio 1959 presentò ai cardinali il suo programma di pontificato: riforma del Codice di Diritto Canonico del 1917, celebrazione di un Sinodo della diocesi di Roma e, soprattutto, indizione di un Concilio Ecumenico; proprio al Concilio Ecumenico doveva essere legata la sua memoria per quel carattere di «aggiornamento» della Chiesa che egli voleva promuovere con il Vaticano II. Dopo una lunga e articolata fase preparatoria Giovanni XXIII aprì il Vaticano II, alla presenza di oltre 2000 padri conciliari da tutto il mondo, l’11 ottobre 1962, con un discorso, Gaudet Mater Ecclesia, che rimane una fonte straordinaria per la missione della Chiesa, che deve promuovere l’annuncio dell’Evangelo, la comunione ecclesiale, la ricerca dell’unità dei cristiani e il dialogo con il mondo contemporaneo.
Giovanni XXIII non riuscì a vedere nessun documento conciliare promulgato: già al termine della prima sessione del Vaticano II, l’8 dicembre 1962, era evidente la gravità della malattia che doveva condurlo alla morte il 3 giugno 1963; nonostante le sue precarie condizioni di salute, l’11 aprile 1963, Giovanni XXIII firmò l’enciclica Pacem in terris, da tanti considerata il suo testamento spirituale, nella quale si rivolgeva non solo alla Chiesa ma agli uomini buona volontà per costruire, garantire e difendere «il gran dono della pace».