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Roma. Prima messa da cardinale per Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme
Pizzaballa: “identità cristiana non è baluardo da difendere ma casa ospitale dove tutti sono benvenuti. Noi, con Cristo, siamo per tutti”
“A Gerusalemme, santa e faticosa città, dove Pietro ha iniziato il suo ministero di portavoce della fede, ogni giorno siamo tentati di arrenderci alla debolezza, di stancarci dei mille tentennamenti della politica nazionale e internazionale, di lasciare l’ultima parola ai rinnegamenti e alle delusioni, di inseguire la soluzione facile o di pronunciare giudizi affrettati; eppure ogni giorno non mancano piccoli segni di speranza, nuove scommesse di dialogo e di riconciliazione che rilanciano l’entusiasmo, incoraggiano la fiducia, rinnovano la speranza”. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, durante la sua prima messa da cardinale neo eletto, celebrata ieri nella basilica papale di Santa Maria Maggiore, a Roma. “Essere cardinale – ha spiegato – lo interpreto come un invito a metterci dal punto di vista dell’apostolo Pietro” che ha “uno sguardo che non si arrende. Pietro è il personaggio irruento che si lancia, che irrompe facilmente sulla scena, è colui che confessa Gesù come il Messia di Dio; ma anche colui che vuole fermare il Suo cammino verso Gerusalemme, è anche l’uomo titubante e pauroso, che non ha il coraggio di confessarlo nel momento doloroso della passione, tradendolo”. Pietro, tuttavia, “non si spaventa davanti al proprio fallimento e non lascia che il suo peccato gli chiuda il cuore, ma sa stupirsi, sa cercare, sa ripartire e anzi correre, anche davanti all’annuncio incredibile del sepolcro vuoto. Lo sguardo di Pietro è capace di questo perché il suo è uno sguardo educato dallo sguardo di Gesù”. Come Pietro “ci sentiamo chiamati a scegliere Cristo e il suo Vangelo come Via, Verità e Vita del nostro pensare e del nostro agire. Il Vangelo di Cristo è Parola che promette vita ma chiede di essere accolto da una fede che si fa scelta di conversione e di cambiamento anche sociale”. Lo sguardo del cardinale si è rivolto a Gerusalemme e alla Terra Santa, “terra splendida e drammatica, crocevia di culture, sensibilità, religioni, persone e in quel contesto, noi cristiani siamo davvero pochi e, secondo calcoli solamente umani, irrilevanti. La tentazione di guardare a tanta diversità con lo sguardo di Pietro prima che incrociasse lo sguardo di Cristo, cioè con uno sguardo impaurito e forse, proprio per questo, aggressivo e violento, è forte. La politica, le istituzioni culturali e sociali e, talvolta, perfino le Chiese – ha rimarcato Pizzaballa – possono scegliere la via della rivendicazione, del conflitto, dell’interesse di parte, anche della violenza. Occupare spazi togliendoli agli altri, percepiti come rivali e nemici, sembrerebbe essere l’unica via per sopravvivere”. “Ma noi cristiani siamo diversi” ha evidenziato il patriarca latino. “La differenza cristiana sta nelle nostre scelte di riconciliazione, di dialogo, di servizio, di vicinanza, di pace. Per noi l’altro non è un rivale, è un fratello. Per noi l’identità cristiana non è un baluardo da difendere, ma una casa ospitale e una porta aperta sul mistero di Dio e dell’uomo dove tutti sono benvenuti. Noi, con Cristo, siamo per tutti. Ecco – ha concluso – come vorrei vivere e ‘fare’ il cardinale. Ecco come vorrei che il Patriarcato latino, diventato sorprendentemente sede cardinalizia, vivesse la sua vocazione e la sua missione. Ecco come vorrei che tutti voi sceglieste ogni giorno di essere cristiani, discepoli di Cristo, sostenuti dalla mia preghiera così come io so di essere sostenuto dalla vostra”.