Questa tragedia è il risultato di un’indifferenza che diventa crudeltà, fenomeno oggi comune a tante grandi città. Un’indifferenza che è cecità di fronte all’evidenza dei problemi e tende per inerzia a rimandarne le soluzioni. Così ieri sera a Roma, a margine di un incontro per la presentazione del volume La Chiesa di carta. I vaticanisti raccontano (ed. Paoline), mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, ha rivolto un pensiero ai quattro bimbi rom morti la notte del 6 febbraio nel rogo della loro baracca. Mentre stava per concludersi la veglia di preghiera in loro memoria presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini nella basilica di S. Maria in Trastevere, mons. Paglia ha sottolineato la necessità di momenti di riflessione, soluzioni di pensiero ma anche di fatti concreti e ha concluso: Ho due appartamenti a Terni e ho deciso di ospitarvi due famiglie di zingari. Intervenendo al dibattito sul volume, il presule ha sottolineato l’importanza per i giornalisti di stare sul pezzo in maniera attenta, approfondita e competente perché se si perdono certi treni non è facile riprenderli. Di qui il riferimento al discorso di Benedetto XVI a Ratisbona: Tranne poche eccezioni ci si concentrò su un particolare evidenziato da un vaticanista perdendo la portata rivoluzionaria del discorso del Pontefice. E questo, com’è noto, ha causato una profonda ferita. Secondo mons. Paglia, oggi il lavoro del vaticanista non è raccontare solo l’attività del Papa, ma anche la realtà della vita della Chiesa sul territorio, nelle parrocchie, nella società e nella cultura. Non trasmettere questa forza significa perdere un importante canale di irrorazione di stimoli. I responsabili dei media ha aggiunto il vescovo di Terni dovrebbero far emerge e valorizzare quelle realtà ecclesiali che rendono ancora sano e saldo questo Paese, e che nel viaggio di ritorno dalla Repubblica ceca il Papa ha definito conversando con i giornalisti minoranze creative’. Per mons. Paglia è importante che i vaticanisti sappiano entrare nell’attuale dibattito culturale, sociale e civile e traducano ciò che alcuni responsabili ecclesiali fanno fatica a trasmettere per via di un ecclesialese moralistico che non tocca i cuori. Stiamo attraversando un momento delicato e complesso ma con incredibili potenzialità per la Chiesa, ma forse c’è poca audacia e profezia ha detto ancora il vescovo, secondo il quale il mestiere del vaticanista è una sintesi tra cultura e predicazione; in qualche modo l’esercizio di un piccolo magistero’. Per questo, ha concluso, Joaquin Navarro Valls parlava di complicità’ tra Giovanni Paolo II e i vaticanisti che lo seguivano.Sir