Lucca

Rom e Sinti, il sindaco Tambellini: «perchè non possiamo parlarne con serenità?»

«Ci vuole coraggio ad affrontare certi temi in contesti ostili». Lo ha detto il Sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, in occasione dell’anniversario di don Franco Baroni. Si riferiva alla situazione dei nomadi così come emersa nelle ultime settimane nel capoluogo.

Vogliamo saperne di più, per capire meglio l’opinione del primo cittadino, quindi lo contattiamo. Signor Sindaco, cosa intendeva dire con quella frase? Lucca è davvero un contesto ostile nei confronti dei nomadi e più in generale delle persone in difficoltà?

«Mi riferivo in particolare alle polemiche che sono venute fuori sulla stampa. Io, come Sindaco, ho responsabilità di governo e devo avere il coraggio di affrontare anche temi impopolari. Il ruolo che ho mi impone di essere anche un punto di riferimento civile e quando si parla di diritti fondamentali delle persone, come nel caso dei nomadi che sono tra noi, non transigo. Poi è ovvio che ci sono anche i doveri che tutti, compresi i nomadi, devono rispettare».

Eppure su questo tema l’amministrazione è fortemente criticata. Tutte le soluzioni prospettate ad oggi, anche per obbligo di legge, per togliere i nomadi dalla loro attuale e precaria situazione, destano una vera e propria levata di scudi.

«Mi chiedo: è possibile che non si possa parlare con calma, in serenità, di questioni anche delicate come queste? Abbassiamo i toni e affrontiamo la situazione per quella che è. Potremmo anche chiudere gli occhi e far finta che queste persone non esistano. Ma questa è una scelta che non mi sento di fare. Ora abbiamo l’opportunità come amministrazione di dare un contributo al miglioramento della loro vita: perchè non affrontare la questione? È facile, per chi critica questa impostazione, trovare apprezzamenti e facili consensi, ma chi ha un ruolo istituzionale non deve far prevalere istinti impropri».

Mi sembra intenzionato a portare avanti con determinazione un progetto per queste persone. Da cosa emerge questa sua impostazione?

«Da convizioni intime ed interiori. La formazione che ho avuto e la tradizione di Lucca, la lucchesità che guarda al futuro e non si ripiega su se stessa, la “libertas” lucchese, ci indirizzano a percorrere anche vie irte e piene di difficoltà, me ne rendo conto e le accetto.Ma voglio dire che qui non si tratta nemmeno di distinzioni politiche tra destra e sinistra, qui si va alla base della nostra vita sociale.Ci dobbiamo interrogare e dobbiamo pensare ai modi possibili di una migliore convivenza, ad una inclusività che può migliorare la nostra vita collettiva. Dobbiamo, per il bene di tutti, far sì che non vi siano più ambiti di oscurità che possano creare situazioni difficili sul nostro territorio».