Bloccare gli sgomberi almeno fino alla chiusura delle scuole, per consentire ai bambini rom di finire l’anno scolastico, e accogliere i nuclei familiari senza separarli: queste le richieste al Comune di Roma, come riferito oggi al SIR da Alberto Colaiacomo, portavoce della Caritas di Roma, in merito agli sgomberi dei campi rom e alla vicenda della pacifica occupazione della Basilica di San Paolo, che si è conclusa positivamente grazie all’intervento della Caritas, che ora accoglie in una propria struttura 106 persone, di cui la metà sono minori. Oggi il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha annunciato che dopo la beatificazione di Giovanni Paolo II gli sgomberi riprenderanno. Siamo intervenuti per mediare tra la gendarmeria vaticana e i rom che hanno occupato la basilica ricorda Colaiacomo -, ma c’è il rischio che ad ogni nuovo sgombero ci sia una nuova occupazione. La Caritas, insieme alle altre associazioni, sta lavorando ad una proposta congiunta che chiede il blocco degli sgomberi almeno fino alla chiusura delle scuole. Non è sufficiente dare l’alloggio alle famiglie se poi i bambini rom sono logisticamente lontani dalle scuole che frequentano e non possono terminare l’anno scolastico precisa Colaiacomo -. Ci stiamo attrezzando per portarli a scuola con i pulmini.Le famiglie rom che hanno occupato San Paolo saranno ospitate dalla Caritas finché non si trova una soluzione migliore. Quella auspicata dalla Caritas sono i centri comunali appositamente adibiti. Riguardo al Piano Nomadi capitolino la Caritas di Roma precisa che non è in questione il trasferimento dei rom ai campi attrezzati. Il problema è capire in che modi e tempi si arriva ai campi attrezzati, previsti per settembre: non si può fare uno sgombero e mandare la gente per strada per tre mesi senza, nel frattempo, dare alternative. Dei nove campi previsti sei sono già stati attrezzati con acqua e luce, ma per gli altri tre la cui ubicazione non è stata ancora comunicata dall’amministrazione capitolina – i lavori devono ancora partire. E a proposito del denaro messo a disposizione dal Vicariato di Roma per chi ha accettato i rimpatri assistiti (11 nuclei familiari partiranno oggi per la Romania) la Caritas puntualizza: Non è stato un modo per mandarli via ma un aiuto in più per ricominciare. Noi abbiamo dato 500 euro solo a quelli che avevano già accettato i 500 euro previsti nel programma di rimpatri assistiti per comunitari, basato su un accordo tra Comune di Roma e Romania in vigore da anni. Il cardinale Vallini, informato telefonicamente della vicenda, ha voluto aggiungere altri 500 euro perché quelli del Comune gli sembravano pochi.Sir